No, la legge elettorale no!

Cronaca

28 marzo 2012
La verità? Quando in redazione (ufficio politico economico) rimbalza una notizia che riguarda legge elettorale e affini c'è sempre chi fa la battuta tipo "Oh, domani, edicole transennate tanti sono i lettori che vogliono leggere di Mattarellum, Porcellum, sistema tedesco, francese, neozelandese...". Perfino i piu' rigorosi tra i giornalisti che si occupano di politica si annoiano a morte quando devono schematizzare le differenze tra un modo o un altro di votare.

Eccomi invece qua a sperare di condividere anche questo argomento sul blog. Già, perché l'accordo di massima raggiunto dal trio ABC (Alfano, Bersani, Casini) in realtà qualche spunto di riflessione lo suggerisce. Due, in particolare.
Il primo e' che per i partiti sarà facoltativo indicare la coalizione, mentre il premio di maggioranza (percentuale di seggi maggiore della proporzione di votanti, assegnata al principale partito o coalizione per metterlo in condizione di governare meglio) andrebbe al principale partito e forse al secondo maggiore. Significherebbe mettere in soffitta il bipolarismo che ha dominato la politica italiana dagli anni Novanta. Con buona pace di Berlusconi (che, avendo governato per 17 anni con questo principio, e' stato definito il re del bipolarismo). E significherebbe anche far perdere perfino la speranza ai nostalgici della stagione dell'Ulivo e dell'Unione. Con buona pace, stavolta, dei prodiani, che, infatti, guarda caso si sono molto arrabbiati per l'intesa siglata da Bersani. La fine del bipolarismo sarebbe invece la rivincita di Pier Ferdinando Casini, vero stratega della politica dell'era montiana, da sempre nemico del bipolarismo e fautore del ritorno al proporzionale dove sono a proprio agio i politici dalla vocazione centrista (vogliamo dire democristiana?). E dove, evidentemente, potrebbe continuare ad attingere proprio l'attuale premier. Il cambiamento, se davvero andasse in porto, non sarebbe dunque di rilevanza nulla. Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani avrebbero gioco facile nel presentarsi agli elettori senza legarsi ad alleanze assai difficili in questo momento (basti pensare al caos tra Pdl e Lega e tra Pd, Idv e Sel). Come poi i due leader si aspettino con questa modifica di poter, nel caso, avere una maggioranza per governare il Paese resta un mistero, che qui non sappiamo (e non vogliamo) svelare per non far addormentare definitivamente gli eroici lettori.
Il secondo spunto, non bastasse, rimette in discussione tutto quanto. Ammesso che qui volessimo ripercorrere tutte le novità delle riforme costituzionali (e non vogliamo), a cui e' stato legato anche l'iter della legge elettorale, a che pro? Forse ci sono chance, reali, di vedere approvate le trilionesime bozze di accordi sempre naufragati? E' realistico immaginare che gli eredi di Berlusconi complice del Porcellum e del D'Alema della bicamerale (fallita) possano superare compatti l'estenuante iter a 4 letture parlamentari di una legge costituzionale con lo spettro incombente del referendum? C'è forse bisogno di dare una risposta su come andrà a finire?

Twitter@marcellacocchi
Marcella.cocchi@quotidiano.net

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