Morire per il fisco o per aver pagato poche tasse?

Cronaca

29 marzo 2012
La crisi restituisce volti, storie. Nella maggioranza dei casi passano sotto silenzio e le difficoltà di tanti lavoratori e delle loro famiglie si perdono nella quotidianità. Quando rimbalzano agli onori della cronaca spesso sono drammi. Come quello di C. Giuseppe, 58 anni, l'artigiano che si è dato fuoco a Bologna a pochi metri dagli uffici della Commissione tributaria. L'ultimo tra i tanti casi è quello di un ventisettenne di origini marocchine, operaio edile di un consorzio cooperativo di servizi di impresa, che si è cosparso di benzina e si è bruciato alle gambe e alla testa davanti al municipio di Verona perché senza stipendio da quattro mesi.

Difficile non essere scossi da fatti come questi.

Ma c'è dell'altro. E' lì, tra le righe di uno dei biglietti lasciati dal muratore suicida. Ed è la “buon fede” con cui ha rivendicato di aver sempre pagato le tasse, di averle pagate “poco, ma sempre”. Giuseppe, insomma, era uno dei tantissimi piccoli evasori che cercano di trarre qualche beneficio fiscale non in modo eclatante (come i vip che poi si mettono d'accordo con lo Stato e tanti saluti). Ma come i tantissimi che si arrangiano con piccoli stratagemmi, che  non hanno case o barche intestate a prestanome ma che "aggiustano" la dichiarazione dei redditi. Una fregatura qui, una denuncia gonfiata là. Finché l'Agenzia delle entrate del Paese al top nell'Ue per evasione fiscale non ha reclamato il maltolto. La crisi, poi, ha fatto il resto. Rendendo insormontabili le difficoltà dell'uomo qualunque.

C'è il dramma personale di una persona che vive in Italia (pressione fiscale ai massimi, recessione tecnica, alti tassi di disoccupazione) e ha deciso di farla finita. Ma c'è anche la certezza che gli espedienti dei piccoli furbetti sono stati una delle nostre rovine.

L'Eurispes stima che l'economia sommersa nostrana nel 2010 abbia generato 529 miliardi di euro nel 2010 e per il 2011 il volume stimato sale a 540 miliardi, pari a circa il 35% del Pil ufficiale. Sempre Eurispes ci svela che, oltre agli evasori 'di professione' che occultano al fisco la maggior parte dei loro proventi, prendono la residenza all'estero, o nascondono i loro patrimoni nei cosiddetti paradisi fiscali (550 miliardi su 7.300  stimati sarebbero riconducibili a cittadini italiani), l'economia sommersa coinvolge appunto tante persone comuni che lavorano in nero, magari come secondo lavoro, o che utilizzano l'evasione fiscale come una sorta di ammortizzatore sociale per contrastare gli effetti della crisi. 

Il 53% dell'economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso, il 29,5% dall'evasione fiscale a opera di aziende e imprese ed il 17,6% dalla cosiddetta economia informale.

Ora, il dilemma è: 'morire' per colpa del fisco o morire per aver evaso troppo il fisco?

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marcella.cocchi@quotidiano.net


 

 
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