Lo dice lui che non c'è un'"ideona" per uscire dalla crisi. Ma a questo punto, viste le fiacche liberalizzazioni e i provvedimenti solo promessi, e' sempre più difficile scacciare dalla mente un'ideina che si va consolidando. Questa: CorradoPassera, già manager enfant prodige dalle mille sfide vinte, acclamato "superministro" da Mario Monti, non si sta rivelando altrettanto prodigioso come politico.
E dire che, fin dall'insediamento del governo tecnico, tanti avevano salutato il titolare dello Sviluppo e delle Infrastrutture come il vero uomo forte della squadra. E dire che commentatori tra i più quotati fin dalla prima ora avevano scommesso sul fatto che il suo impegno politico non sarebbe stato temporaneo: l'ex amministratore delegato di Intesa San Paolo non lascia compensi milionari (3.500.000 euro secondo l'ultima dichiarazione dei redditi) per nulla, si malignava. E dire che sulla carta c'erano pure credenziali partitiche. In passato Passera fu spesso considerato un cuore di centro che batte a sinistra: già ad del gruppo l'Espresso-Repubblica, nel 2005 votò alle primarie di Prodi e da questi (e Ciampi) fu nominato alla guida di Poste italiane, poi il sodalizio con il professor Bazoli vicinissimo all'ex leader dell'Unione. Più recenti invece l'impegno nel salvataggio di Alitalia caro a Berlusconi e, ottobre scorso, la partecipazione come relatore al convegno di Todi diventato il simbolo dell'impegno in politica dei cattolici. E dire che, assieme a Monti, Passera e' il candidato premier più invocato da politici di sinistra e di destra (Roberto Formigoni e' solo uno degli ultimi che lo ha citato in questo senso).
Ma i fatti presentano un'altra realtà. Per quanto incidano - e incidono - le cause esterne sul nuovo peggioramento dei dati economici italiani, il risanamento montiano resta troppo sbilanciato sulle tasse, mentre lo sviluppo non ingrana. Le liberalizzazioni sono diventate legge ma, con l'unica eccezione del gas, le grandi rendite di posizione restano intoccabili. A inizio anno il super ministro promise "un decreto al mese" non solo sulle liberalizzazioni ma "su tutti i temi della crescita". Ma gli interventi sono soprattutto annunciati con date postume. L'ultimo esempio lo fornisce il provvedimento a vantaggio delle start up, entro "sei mesi".
Avanti di questo passo si scopre che l'"uomo forte" del governo interviene su temi di altri dicasteri più che sullo sviluppo in sé e non perde occasione per richiamare la realtà difficile: non ci sono "ideone", "siamo nel pieno della recessione", si' al fondo per tagliare le tasse ma "e' presto per quantificare le risorse". Allora però forse e' presto per incoronare Passera leader politico.