Tagli alla spesa, l’esempio dell’Olanda

Cronaca

20 aprile 2012
Ebbene si', anche qui, in una deliziosa via del centro medioevale di Amsterdam (che e' anche quella del mio hotel) c'è la spazzatura. Una ventina di sacchi buttati in strada da ormai quattro giorni e non si sa perché lasciati a impuzzolentire l'ambiente. Non e' tutto perfetto, quindi. I mezzi pubblici tirati a lucido, 2,7 euro una corsa in tram, funzionano bene ma per la costruzione della nuova metro e' scoppiato un putiferio, con il risultato che i lavori sono fermi da molto tempo. Tra una bevuta nei localini di design lungo i canali di Jordaan e una biciclettata (ma corre anche l'inflazione), parlando con i sempre gentili abitanti della ora un po' meno libertina Amsterdam (niente più coffeeshop per i turisti), si vede che la crisi e' arrivata anche qui, nell'Olanda che pure si e' piazzata al quarto posto nella classifica Onu dei Paesi più felici. 

Memorabile lo sdegno del ministro dell'Economia Jag De Jaager quando, un paio di mesi fa, la Ue striglio' la patria dei tulipani per il deficit un po' altino: 4,6% le stime per il 2013. Nonostante le difficoltà, questo piccolo Paese che nel tempo ha fatto dello stato sociale la propria bandiera, e' però riuscito a tagliare le spese pubbliche: 35 miliardi già sacrificati sull'altare della crisi. Ora dovra' tagliare anche il governo di Mark Rutte, tenuto costantemente sotto scacco dalla destra estrema. Destra che, in questo caso, in cambio del via libera ai tagli, ha preteso un referendum sull'euro. "L'euro mangia 2700 euro all'anno agli stipendi degli olandesi" urla il leader populista Geert Wilders. Eppure, nonostante i non facili compromessi, ce l'hanno fatta perfino gli olandesi del welfare state: si parla di altri 9 miliardi di riduzione di spese.

E allora non per mitizzare gli altri, ma da qui si capisce ancora meno perché il governo del nostro meno florido Belpaese voglia rinunciare ad abbassare la pressione fiscale riformando gli sprechi della spesa pubblica. Ministro Piero Giarda, non si senta così solo, riconsideri davvero la spending review e facciamo quello che si sarebbe dovuto fare al posto della solita, recessiva, sforbiciata ai portafogli. 

Twitter@marcellacocchi
Marcella.cocchi@quotidiano.net
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