Adesso basta invocare l'antipolitica. Facile dirlo ora, direte voi, solo perché i grillini hanno vinto. Eh no! Hanno stra-vinto. E in una città, Parma, metafora dell'Italia: un centrodestra che ha accumulato debiti da paura, un centrosinistra ormai percepito come il passato, con un candidato proveniente dalla Provincia, da quell'istituzione cioè che gli italiani vorrebbero da tempo tagliare.
Parma, insomma, diventa ora il laboratorio politico da tenere d'occhio.
Esperimento vistosamente generazionale, innanzitutto, con i pro e contro del caso. L'età media dei 4 sindaci grillini è di 31 anni e 6 mesi. Il condottiero della “Stalingrado-Parma”, Federico Pizzarotti, è quasi un vecchietto rispetto al primo cittadino di Mira, studente di scienze politiche. E lo stesso Pizzarotti porterà in consiglio comunale una squadra di 19 consiglieri, il primo dei quali non ha ancora compiuto 26 anni.
Esperimento di civismo, in secondo luogo. Nessuno della squadra sarà scelto mediante reclutamento partitico. L'esperto informatico Pizzarotti – Grillo docet – selezionerà gli assessori tramite i 150 curricula recapitati in Rete. E ci sono già consulenti offertisi a titolo gratuito (vedremo!) come Loretta Napoleoni per l'economia partecipata, Maurizio Pallante che ha già lavorato al piano energetico di Reggio Emilia e Pierluigi Paoletti, analista finanziario e presidente di Arcipelago Scec che si occupa di economie locali sociali. Inutile girarci intorno, un conto è professare la fede grillina, un conto è amministrare, figurarsi poi se si tratta di una città con un buco di bilancio di 600 milioni. Ma il fatto che i nuovi amministratori possano venire reclutati con criteri diversi dal tesseramento a un partito è di per sé rilevante. Sarà un braccio di ferro tra la politica e l'antipolitica, l'esperienza dei tecnici e l'inesperienza (creativa?) di giovani sognatori.
Infine, un dato di fatto. Possiamo indignarci finché vogliamo per le invettive lanciate da Beppe Grillo, possiamo ricordare una per una le sue incongruenze: dalla Casaleggio associati che ne cura la comunicazione con sede in una delle vie più esclusive di Milano, al condannato Grillo che pretende zero carichi pendenti per chi si candida a 5 stelle, alle campagne contro la stampa smentite dalla soddisfazione se a parlare del boom grillino è il New York Times, per non parlare della promessa di non ambire alla politica nazionale rimessa in discussione dalla frase 'Dopo la Stalingrado-Parma rotta verso Berlino-Roma'. Ma la verità è che molti candidati o eletti grillini non hanno molto a che vedere con Grillo. Hanno la faccia normale di studenti, impiegati, bancari, insegnanti che vogliono cambiare innanzitutto il paese, la città in cui vivono, senza invettive e slogan roboanti. Spesso addirittura si scostano dal loro guru, come - in modo a dire la verità molto cinico - ha teorizzato lo stesso Pizzarotti subito dopo aver conquistato Parma: “I cittadini di Parma hanno eletto me e non sicuramente Grillo. Non sarei qui se non fosse stato Beppe Grillo a votare la spinta propulsiva del Movimento 5 Stelle, ma i cittadini hanno votato noi e la giunta la porteremo avanti noi”.