Le mille vite di Grillo

Cronaca

26 maggio 2012
Nel 1986, quando Berlusconi non immaginava neppure di scendere in politica e Monti faceva il professore, dal palco di Fantastico un riccioluto comico in carriera sparò una raffica lunga 16 minuti di battute contro i socialisti che riempirono di goccioline di sudore la fronte di Pippo Baudo. La più verosimile gli costò l’allontanamento ad perpetuum dalla tv di stato: «Martelli dice a Craxi: i cinesi sono un miliardo e sono tutti socialisti. Ma allora a chi rubano?».
Beppe Grillo non avrebbe più smesso di irridere i potenti: Topo Gigio Veltroni, Berlusconi psiconano, Napolitano Napisan, rigor Montis... «Un comico — disse dopo lo scandalo in Rai — non si pente mai delle sue battute, piuttosto si fa uccidere». Lui, laureato mancato e imprenditore mancato nella ditta di famiglia che produceva cannelli per la fiamma ossidrica, attore, comico, blogger e – sì, diciamolo – politico, ha scelto di vivere tante vite. E fu così che, abbandonata la tv dopo 10 anni di successi (da quando Baudo nel ‘76 lo lanciò in Anteprima di Canzonissima) il caparbio genovese si cimentò con il teatro e con le tournée sui palcoscenici d’Italia. Al cinema spaziò da tormentoni popolari come ‘Te la do io l’America’ a temi che diventeranno poi suoi cavalli di battaglia, basti pensare alla favola antinucleare scritta a quattro mani con Stefano Benni.
Forse pochi ricordano che il guru del web in guerra contro i media tradizionali un tempo era un fenomeno da rotocalco. Sfogliando le riviste degli anni Ottanta e Novanta, eccolo in posa con l’allora compagna Sonia Toni e i due figli Luna e Davide. Eccolo riapparire, dopo il black out per l’incidente d’auto in cui perse la vita una famiglia, per decretare il «miracolo» della guarigione del secondogenito allora bebè. Eccolo ancora negli scatti delle nozze con Parvin Tadjk (da cui ebbe il figlio Rocco). Grillo parlava di sé a ruota libera: «Mi sono messo a fare il rappresentante di vestiti e vendevo i peggiori stracci raccontando barzellette. Poi sono approdato ai localini e ho cominciato a scrivere monologhi con l’aiuto di Antonio Ricci. Riuscivo a vivere con le mie gag che piacevano a tutti meno che a mio padre... Per lui ho fatto i numeri più strabilianti... E lui si voltava sconsolato verso mia madre: è scemo, diceva». Eroe della satira per vocazione, negli anni si è trasformato in paladino del pensiero ecologico e in mattatore anti-sistema attraverso i suoi show-comizi. Veleno contro i big dell’industria (ma fu testimonial della Yomo), i poteri forti, la Telecom. Molti, soprattutto dopo il Vaffa day che nel 2007 riempì piazza Maggiore a Bologna, lo accusano di predicare bene, ma razzolare male. Processa la politica dei condoni ma ne usufruisce lui stesso. Accusa i paperoni ma si vanta di essere il primo contribuente di Genova.
Un giorno, fatto il pieno di critiche — perché Grillo è così: lui può uccidere verbalmente chiunque ma se qualcuno osa attaccarlo volano le scumuniche — decise di sfogarsi sul suo blog. Tra le altre cose scrisse: «Non ho una Ferrari, l’ho avuta, ora ho un’auto ibrida. Non ho la barca, l’ho avuta, ma l’ho venduta. Ho due case, una a Genova e una in Toscana. Non mi candiderò in Parlamento»
Forse non lo farà di persona. Ma ormai tutti i giorni invoca Roma: «Bomba o non bomba, ci arriveremo» ha scritto ieri. E se il Movimento 5 stelle farà strike lo dovrà anche al profeta del web, il misterioso riccioluto Gianroberto Casaleggio, manager che dal 2004 ha cambiato la testa del comico che sul palcoscenico si divertiva a picconare i computer. Il 2005 è l’anno dello sbarco in Rete di Grillo, che ora è tra i 25 blogger più influenti al mondo. In Italia ha aperto il fronte anti-casta, grande condottiero di battaglie anche condivisibili, come le firme raccolte per mandare a casa dal Parlamento i condannati o la guerra contro i rimborsi elettorali. Dal vaffa alla politica sono passi da gigante: nel 2009 le liste civiche, nel 2010 i primi consiglieri regionali a 5 stelle, due settimane fa i primi quattro sindaci e un patrimonio di voti che, sostiene il sondaggista Pagnoncelli, potrebbe portare l’M5stelle a essere il secondo partito (ops: non-partito!) d’Italia. In campagna elettorale Grillo ha sfoderato argomenti nazional popolari, contro Equitalia e contro l’Europa, degni del primo Bossi. Subito dopo il voto è già lì, dal trono virtuale internettiano, a picconare i suoi ‘figli’ ribelli. Quale sarà la prossima vita?

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marcella.cocchi@quotidiano.net


 
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