La Casta eterna e il merito

Cronaca

24 giugno 2012
Nel Paese degli onorevoli da nove, dieci legislature e col vento dell’antipolitica alimentato dalla credibilità ai minimi dei partiti, potrebbe perfino far piacere che il Pd intenda confermare il limite massimo dei tre mandati ai propri parlamentari. Peccato che, accanto alla regola generale nello statuto dei democratici, sia già pronta una deroga che vale il 10%, a conti fatti una trentina di veterani ‘intoccabili’. E già si accettano scommesse sui nomi: D’Alema, Finocchiaro, Bindi, Veltroni... Ma il punto, vero, non è nemmeno questo. Che senso ha fissare paletti di età o di genere — il ragionamento vale anche per le quote rosa — per riscattare l’immagine di una classe politica il cui principale problema, se mai, è la lontananza dal paese reale? Poiché merito, capacità di incidere e rappresentatività non si misurano con l’età, lo slogan ‘largo ai giovani’ (a prescindere) è inutile. Soprattutto, sarebbe molto più rivoluzionario ridare agli elettori l’ultima parola su chi mandare in Parlamento, ripristinando le preferenze. Partiti, badate alla sostanza.

marcella.cocchi@quotidiano.net

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