Basket: nasce la tv di Babele, una grande svolta applaudita dai club

Basket

19 novembre 2012
Dobbiamo al basket di serie A una scoperta: la tv interattiva con se stessa. Più semplicemente, un canale che parla tramite l’altro. Il felice esperimento è stato realizzato lunedì scorso, in occasione del posticipo Roma-Siena, utilizzando in contemporanea due canali, Sportitalia e il semiclandestino La7d: i commenti dei rispettivi telecronisti e opinionisti prima si sono sovrapposti, poi incrociati (le voci di una rete sono state trasmesse dall’altra), e infine differenziati (una delle due reti ha trasmesso le immagini togliendo l’audio). E’ il bello della diretta in simultanea, più popolare come simulcast: forse perché un simulcast di commentatori non ce l’ha nessun altro sport.
A dire il vero, i segnali di tale prodigio c’erano già stati: una settimana prima, anche la diretta di Reggio Emilia-Pesaro era andata in onda a quattro voci. A sentirli, i due commentatori, Peterson e Pozzecco, sembravano uno seduto sulle ginocchia dell’altro. Chi ha pensato a un errore, si è sbagliato a sua volta: era semplicemente la prova generale.
Non c'è’ da scandalizzarsi: un basket come questo, dove ci sono americani che per un test antidoping a sorpresa arrivano a pensare al complotto (Mike Green, di Varese, controllato con tre compagni, ha sorprendentemente commentato «Chi c’è dietro?»...) merita la tv di Babele. Non certo di avere fra i piedi quegli impuniti di Sky, che per sette anni hanno inflitto strutture, visibilità, alta qualità e perfino soldi a quello che in fondo è pur sempre il campionato più bello d’Italia. Vuoi mettere il brivido dell’imprevedibilità, visto che è più facile centrare il ‘sei’ al Superenalotto che indovinare dove e quando vanno in onda i posticipi? O l’emozione di distinguere i giocatori dentro immagini nitide come una sera di novembre in val Padana? E, adesso, questo gioco a capire se Peterson sta parlando sul suo canale abituale, sull’altro o a reti unificate?
E’ una tv così in linea con le capacità dei club di diffondere il basket da spingere la Lega non a indignarsi, ma a insistere per farla premiare. Addirittura con un Oscar: verrà consegnato a Bruno Bogarelli, grande capo di Sportitalia, tv che ha il merito di aver trasmesso di tutto, dalla Nazionale alla Nba, ma sulla quale la serie A si affaccia per la prima volta adesso. Per i club cambia poco: di questi tempi conta far qualcosa, non come lo fai.
La frase della settimana. «Si è pensato di fare cose più semplici e schematiche per dare punti di riferimento precisi alla squadra in modo che i giocatori possano riuscire a pensare un po’ meno» (Giampiero Ticchi, coach di Pesaro, spiega quanto sia ancora importante oggi nel basket il cervello).
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