Sorprendente sul campo, Varese riesce a esserlo anche fuori: la reazione a un test antidoping effettuato sui suoi quattro americani è apparsa smisurata. Punto primo perché i controlli li stanno facendo tutte le squadre, senza sbandierarlo e senza mugugnare come succede quando un’operazione è prevista dalle regole: pochi giorni fa una big del campionato ha visto esaminati ben sette giocatori, ma non ha fiatato. Punto secondo perché, avendo tutti i suoi atleti superato il test, Varese non ha nulla da temere. Reagire con commenti stravaganti («Chi c’è dietro?», ha scritto Mike Green su Twitter) o con striscioni della curva contro il Coni serve solo a ottenere l’effetto contrario: come tutte le volte che alla normalità si risponde col nervosismo.
Sorprende il nervosismo di Montegranaro: non quello di Andrews, sospeso per una rissa in amichevole, ma quello del club, che scrive di non accettare lezioni di moralità, poi fa la morale a chi «ha amplificato il fatto e lo ha connotato oltre misura». Qui oltre misura è andato soltanto il giocatore: il provvedimento preso nei suoi confronti amplifica da solo l’episodio. Alla vivacità di Montegranaro dobbiamo anche l’idea di proporre il blocco delle retrocessioni, già finito sull’agenda del nuovo-vecchio presidente Petrucci, e l’insistenza nel chiedere chiarezza su una vicenda di cinque anni fa: il mancato pagamento di oneri fiscali da parte di un importante club. Storia che deve stare molto a cuore alla dirigenza marchigiana se è arrivata a uno scambio di focose mail con chi guida la Lega, ingiustamente sospettato di voler insabbiare un caso che in realtà non andava nemmeno aperto, come tutti quelli basati sulle segnalazioni anonime e, oltretutto, troppo vecchio per esser perseguito. Curiose le società di serie A: delle irregolarità passate sotto il loro naso si accorgono solo a tempo scaduto, oppure quando viene cancellato un club, come puntualmente accade da inizio millennio.
DI SORPRESE ne sta regalando tante una stagione in cui va di moda mandar via i tecnici promuovendo i vice, perché di sostituti in giro ce ne sono pochi e di soldi ancor meno, oppure fischiare i tecnici, intesi come falli (cinque in una partita senza storia come Cremona-Milano sono un primato ineguagliabile). Per fortuna, di sorprese ne arrivano anche di belle: Biella proverà a restituire al basket l’azzurro Andrea Renzi, reduce da un infortunio. Che sia stato un dirigente illuminato come Atripaldi a capire che non si possa buttar via un talento di 23 anni è una delle poche cose che non stupisce. La frase della settimana. «Molto bene l’anticipo di Langford, molto male la palla persa di Harris» (Riccardo Pittis, ex Sky ora a Sportitalia, dimostra che cambiando rete si diventa severi opini