I guai delle società cominciano sempre ai piani alti

Basket

10 dicembre 2012
Dirigenti ai tempi della crisi o crisi di dirigenti? Milano come presidente ha un chiromante: pensando di leggere nel futuro, Livio Proli continua a veder le stelle. Il suo vero cruccio è il passato: il suo predecessore, il criticatissimo Zanca, al primo (e unico) anno di Olimpia centrò finale scudetto e top 16 con Bucchi in panchina (e 4 milioni di budget contro i 25 di oggi). Proli, che deve avere uno staff di consiglieri degno di Obama, le sta provando tutte: si è pure inventato il ritiro ‘punitivo’ in un innovativo albergo quattro stelle. Purtroppo, con vista Forum, il luogo che i suoi giocatori odiano di più. Risultato: ha salutato l’Eurolega. Già pronta una nuova strategia per la Coppa Italia: vigilia in clausura alle Maldive, ovviamente in alloggi singoli con cameriere.
Reggio Emilia come presidente ha un juke box: alla sirena di fine partita, Ivan Paterlini si accende. In caso di vittoria, suona la marcia dell’Aida. In caso di sconfitta, suona Max Menetti: all’allenatore puntualmente e pubblicamente rimprovera di non aver fatto giocare nel finale chi era in panchina. E’ il classico dirigente che ama riflettere: prima di partire, conta fino a zero. Ha uno stile tutto suo e non ha perso tempo a esibirlo: alla prima giornata, si è lamentato del ko con Siena. Forse per questo i tifosi gli cantano di portarli in Europa: veder Paterlini perder le staffe dopo averne presi venti dal Cska o dal Barcellona dev’essere impagabile.
Pesaro come patron ha Babbo Natale: Valter Scavolini continua a donare fiducia a uno staff societario che gli ha costruito una squadra da ultimo posto. Con meno soldi, sarebbe servita qualche idea meno confusa: si sarebbero almeno evitati i doppioni. Dopo sette sconfitte in fila, serve poco consolarsi raccontando che tre anni fa era iniziata peggio, perché i ko erano stati otto: allora fu colpa delle assenze, stavolta non ci sono alibi, tant’è che la squadra avrà bisogno di un robusto lifting. Dopo illusionismi (i famosi investitori cinesi) e illusioni (Mancinelli), non si può più scherzare: nemmeno chi un anno fa si divertiva a lasciare in giro teste di maiale ne ha più voglia.
p.s. La Fortitudo come presidente ha una lampadina accesa: Giulio Romagnoli parla poco e molto fa. In meno di due anni ha riunito l’Aquila sotto un’unica bandiera e le sta pure restituendo un popolo. E’ uomo di opere e non di promesse: alla Nazionale che gli chiede Cournooh in presenza di campionato, non esita a risponder sì, prima ancora che la gara venga rinviata. E’ un dirigente che funziona: con l’aria che tira, sarà il caso di non raccontarlo troppo in giro.
La frase della settimana. «Una partita dominata e persa per colpa degli episodi» (Sergio Scariolo, dopo il ko di Milano in Eurolega, rivela che le gare dominate si possono risolvere in volata).
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