Calamai e i giovani: le facce più belle dell’anno che se ne è andato

Basket

1 gennaio 2013
ECCO le facce che hanno segnato il nostro 2012.
Marco Calamai, allenatore dell’anno sempre, con la sua straordinaria esperienza con i diversamente abili ha portato il basket al cospetto del presidente della Repubblica: per far rialzare la testa a questo sport servirebbe uno così.
Carlo Recalcati non ha bisogno di soggiornare nelle zone alte del campionato per qualificarsi: guadagnarsi il rispetto di ogni pubblico è un risultato che non ha classifica.
Simone Pianigiani ha lasciato l’Italia dopo sei scudetti in fila con Siena, ma soprattutto ha lasciato un’Italia su cui costruire un futuro: per godere di buona stampa (o di stampa buona) evidentemente deve fare di più…
Ettore Messina si stupisce perché, presentando il suo libro sulla sua avventura ai Lakers, riempie una grande libreria di Bologna manco fosse Ken Follett: la gente ascolta sempre volentieri chi ha qualcosa da dire.
Gianmarco Pozzecco, anche da allenatore, ha dimostrato di non esser uno come gli altri: dice ciò che pensa e fa ciò che dice. E’ un sasso dentro lo stagno di un ambiente che lamenta l’assenza di personaggi e, quando ne (ri)trova uno, storce subito il naso.
Giampiero Ticchi a Pesaro ha provato sulla sua pelle una consolidata usanza: quando si vince, come nella passata stagione, è tutto merito dei dirigenti, quando le cose vanno male è soltanto colpa dell’allenatore.
Marco Belinelli strappa applausi in America indossando la canotta che fu del suo idolo Jordan: il meno reclamizzato degli azzurri in Nba ha un sistema molto più concreto delle chiacchiere per farsi pubblicità.
Matteo Imbrò è il simbolo della nuova ondata giovane: quando vanno in campo, i talenti di oggi difficilmente fanno peggio degli stranieri.
Livio Proli ha impiegato quattro mesi e qualche sconfitta di troppo per capire che Milano andava meglio con i giocatori che c’erano un anno fa: se richiama anche chi lo precedeva in cabina di regìa, completa l’opera.
Claudio Sabatini, ritenuto un dirigente bizzarro, toglie uno striscione pesante dei tifosi e nessuno ne parla. Nemmeno chi si indigna con i club di calcio che ignorano le schifezze delle loro curve.
Gli arbitri stanno aiutando i giovani a crescere: fin qui, ad esempio, non li hanno ancora sanzionati perché sono andati in panchina a bere.
La frase dell’anno. «Arcobaleno di Angelo Gigli, ginocchio o non ginocchio. (...) Poeta straordinario per abnegazione, ginocchio o non ginocchio...(Ugo Francica Nava, voce di La7d, rivela di aver dubbi più ortopedici che amletici).
comments powered by Disqus