AL BASKET manca ancora il must del momento: l’intervista al più televisivo degli chef, Carlo Cracco. Ormai lo fanno parlar di tutto, dal festival di Sanremo alla F1: per restare nel suo campo, è un po’ come il prezzemolo. Strano che nessuno gli abbia ancora chiesto del canestro, oggetto a lui familiare: se non altro, per metterci la frutta. Avrebbe da divertirsi: potrebbe paragonare Scariolo a un involtino in gelatina e Mancinelli a un cotechino, mentre per i brasati gli basterebbe buttar l’occhio al reparto americani, dove la scelta è ampia. Potrebbe proporre qualche ricetta col Pancotto o puntare, per un piatto nuovo, sul giovane Nasello. Quanto al pasticcio, non gli resta che rivolgersi agli arbitri: in particolare, ai tre che una settimana fa a Pesaro hanno distribuito falli antisportivi come fossero lenticchie. Nessun problema nemmeno nella scelta dei bolliti, specialità che ricorda una grande battuta di Bonamico, ai tempi in cui giocava: a chi lo dava pronto per esser sistemato sul carrello, rispose che ci sarebbe andato volentieri per far la lingua.
TENTA di cucinare un buon piatto anche Gianni Petrucci, appena tornato agli amati fornelli: ha pochi ingredienti, gli basterebbe fossero buoni. Per questo punterà prima di tutto sulla stabilità dei club: lo ha già detto forte e chiaro, indignandosi (giustamente) davanti a chi strilla di non esser in grado di garantirsi il presente. Alla Lega che sta rispolverando l’ipotesi di un torneo senza retrocessioni, il grande capo presenterà un altro progetto: semplificare la cessione del diritto sportivo, consentendo di prendere il posto di un club senza doverne digerire anche i debiti. Una procedura per certi versi simile a quella che proprio Petrucci qualche anno fa ha studiato per il calcio.
Prima di introdurre nuove regole, bisognerà comunque capire che dimensioni avrà la serie A: non sarà una scelta, lo deciderà la salute dei bilanci. Con l’aria che tira a Biella, Caserta e Montegranaro, dove Recalcati ha cancellato ogni ipocrisia raccontando che lo stipendio non si vede da tre mesi, facile pensare a un campionato dimagrito a 14 squadre, se non più ristretto: con club pronti a salire in ogni caso (Verona, Barcellona), con altri già in lista d’attesa per un buon posto (Treviso e di nuovo Napoli) e altri che sprizzano ottimi requisiti (Torino), l’unica strada per tornare a un campionato credibile oltre che regolare è già tracciata. E Petrucci ha tutta l’aria di volerla percorrere quanto prima.
La frase della settimana. «Forlì ha perso Miro Todic, partito per i lidi marchigiani». (Franco Lauro, voce Raisport, rispolvera toni leopardiani per Todic, che non è andato a giocare nelle Marche, ma in Ucraina).
Pubblicato su il Resto del Carlino il25 febbraio 2013