Sto sbirciando le foto che vengono da Rio de Janeiro, ma non riesco a trovare immortalato Cesare Battisti con la fantasia bianca e nera del Cordao do Bola Preta, il "bloco" nel quale l'ex terrorista dovrebbe avere sfilato nella classica uscita lungo avenida Rio Branco del sabato mattina. C'erano almeno due milioni e mezzo di persone nelle strade del centro carioca, lo dice la stessa polizia il cui sciopero ha fatto temere sia a Rio sia a Salvador che il carnevale non andasse in scena. Ma alla fine giustizia è fatta. Ovunque, ma non nel caso di Battisti. L'ergastolano in libertà ha già "provato" la settimana scorsa con il "bloco" e lo ha comunicato con grande soddisfazione. E quindi ritengo che si sia mescolato con locali e turisti anche nella occasione "ufficiale" che uno dei più vecchi "blocos" della città, quasi centenario, ha per dimostrare la propria spettacolarità e familiarità coi temi del carnevale. Qualche amico mi ha chiesto se Battisti avrebbe sfilato nel Sambodromo, ma almeno questo ce lo siamo risparmiato: nella struttura creata da Oscar Niemeyer si esibiscono le scuole di samba, quelle di serie A e B che partecipano alla gara con i loro ritmi e i costumi magnificenti e le batterie di percussionisti da fare scoppiare la testa. A questo non ci siamo ancora arrivati, speriamo che non ci sia una seconda occasione.
Se Battisti ha sfilato a Rio, com'è molto probabile, pur mischiato nella folla, Lula, suo padrino politico nel negarne l'estradizione, non se l'è sentita, calvo e malato, di recarsi al Sambodromo di Sao Paulo, la sua città, dove lo hanno omaggiato con alcune parate di maschere e gruppi di samba. Lula sta vivendo un calvario umano che non auguriamo a nessun uomo, anche se da un punto di vista politico la simpatia che nutrivamo in lui si è effettivamente oscurata dopo il lassismo battistiano. Ma non rinnegherò mai la pulsione sociale che provammo, io e i miei amici, in un lontano inizio di settembre 1992 quando partecipammo a Fortaleza a un corteo nel quale il Partito dei lavoratori di Lula, effigiato in ogni modo, chiedeva a grande voce l'impeachment dell'allora presidente Fernando Collor de Mello, accusato di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta. Mi parve quel giorno caldissimo di partecipare, alla Praia do Futuro, a un momento determinante e di svolta. In realtà Collor de Mello cadde il 2 ottobre, ma Lula non salì al Planalto. Fu la volta di Itamar Franco, poi toccò a un altro conservatore, Fernando Henrique Cardoso, e quindi solo successivamente, dal 1° gennaio 2003, al metalmeccanico fuggito bambino dal Sertao per cercare con la famiglia una vita migliore nelle fabbriche del Sud.
Dispiace che Lula abbia prestato il fianco alla libertà di Battisti, dispiace che abbia trattato con disprezzo l'Italia, il paese di origine della moglie, fra l'altro. Dispiace che abbia offuscato quella immagine di uomo vincente che per lunghi anni dei suoi due mandati ha avuto. Bisogna voltare pagina, nella vita; speriamo che il Brasile non debba nuovamente precipitare nel Terzo Mondo, proprio alla vigilia di Giornata mondiale della gioventù, Mondiali di calcio e Olimpiadi. Sarebbe un dramma.