Brasile, una dovuta risposta e il ricordo della democrazia conquistata

Cronaca

21 febbraio 2012
Spero che il signor Corrado Sabatini sappia esprimersi anche con parole più urbane di quelle che ha usato - commentando il precedente post su Battisti, Lula e i carnevali diversi - nei miei confronti, non conoscendomi, e che abbia letto a lungo quanto io ho scritto sui giornali di questo gruppo da anni riguardo a Lula e ai suoi due mandati presidenziali. Amo il Brasile non per quello che dice il signor Sabatini, che forse ha in sé il pensiero che per noi italiani che viviamo nello stivale il Brasile sia davvero tutto sesso, meglio se con meninas da rua, sole, spiaggia e poco altro. Ho l'onore di conoscere personalmente Caetano Veloso, Gilberto Gil e Chico Buarque, ho l'onore di avere vissuto una delle giornate più belle della mia vita - e spero di viverne altre così - accanto a Jorge Amado e a Zelia Gattai e ancora a camminare per il Pelourinho a Salvador o per rua Nascimento Silva a Rio, nel quartiere di Ipanema, a cercare l'appartamento dove Tom e Vinicius hanno creato cose inimmaginabili da noi. Non accetto, mi dispiace, critiche aprioristiche, ma non per permalosità, ma perché non riflettono il mio modo di pensare e di vivere l'allegria brasiliana. Lula è stato un presidente magnifico, e l'ho scritto sui nostri tre giornali più di una volta, ma se il 31 dicembre 2010 non avesse firmato la "salvezza" di Battisti sarebbe stato meglio, spero che almeno su questo lei possa essere se non d'accordo almeno accondiscendente. E la prego di andare a leggere, e cercare in qualche modo, le pagine che sono uscite su Resto del Carlino, Nazione e Giorno sabato 14 gennaio scorso: ho raccontato la Rio che sarà, quella che trionferà davanti al mondo grazie alla Giornata mondiale della gioventù del 2013, ai Mondiali del 2014 e alle Olimpiadi del 2016: questi ultimi due successi di Lula sono stati straordinari e non gli verranno mai negati, tantomeno da me! E tantomeno rinnegherò quel corteo a Fortaleza: forse lei conosce gente che per ballare andava all'Africa, io non ci sono mai entrato...  

Ma detto questo, e visto che volevo "viaggiare" a Cuba oggi ma cause di forza maggiore mi riportano a Rio, volevo raccontare all'agguerrito lettore - di cui non conosco l'età, e mi dispiace - e a chi vuole sentire una storia vera, quello che per me rappresentò il 15 gennaio 1985. La notte precedente non dormii: io e tre amici viaggiavamo su una corriera che da Teixeira de Freitas (Bahia) ci riportava  a Rio. Era la solita notte calda e umida, il viaggio durò 18 ore! La corriera si ruppe lungo la "101" a Sao Mateus e i passeggeri brasiliani non se la presero più di tanto: scesi nella piazzola, tirarono fuori un pallone e si misero a giocare. Tirammo qualche calcio anche noi. A Brasilia, in quelle ore, si stava decidendo il destino del Paese: stavamo per vivere la fine della dittatura militare, annacquata nell'ultimo periodo con la presidenza di Joao Baptista de Oliveira Figueiredo, ma pur sempre dittatura, durata 21 anni. Quella mattina il Parlamento promulgò Capo dello Stato Tancredo Neves, progressista, appartenente al Partito del movimento democratico brasiliano. Le rivolte di piazza a Rio e Sao Paulo imponevano il cambiamento, che poi nel 1989 portò alle prime elezioni libere.  Arrivammo finalmente a Rio oltre il mezzogiorno e il sole ci accolse: il sole e le bandiere con la scritta Ordem e Progresso: la città, come tutto il Paese, era in festa. Io e i tre amici comprammo O Globo e scoprimmo che già per la sera stessa era stato organizzato un grande concerto con le star nazionali e ospiti internazionali: l'evento si chiamava "Tancredance" e si svolgeva al Circo Voador, nel quartiere di Lapa, tornato adesso cuore nevralgico della movida carioca. Fu memorabile: Chico, Caetano, Gilberto, Alceu Valença, Paulinho da Viola, Martinho da Vila, Elba Ramalho e tanti altri vi furono ospiti e ne godemmo parecchio.

Sembrava l'inizio del nuovo corso: ma Tancredo Neves morì prima di entrare ufficialmente in carica (lo uccise il 21 aprile una setticemia contratta in ospedale, dove era entrato il 14 marzo, giorno precedente all'insediamento, per una operazione di appendicectomia); si disse che qualcosa di strano era accaduto, qualcuno ventilò che il mineiro Tancredo fosse stato ucciso. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, sono scivolati via altri presidenti (Sarney, Collor de Mello, cacciato per corruzione, Franco, il liberale Cardoso, stimato molto all'estero) e finalmente nel 2003 è arrivato il giorno di Luis Inacio da Silva, Lula. Un grande giorno quel primo gennaio al Planalto! E otto anni indimenticabili per il Brasile. E anche per l'Italia. Meno uno, l'ultimo. Peccato.

Ps: ho visto le foto di Battisti sul terrazzino di avenida Beira Mar, col Pao de Azucar sullo sfondo. L'ho invidiato. Penso che i familiari delle vittime abbiano pensato cose peggiori delle mie.
comments powered by Disqus