Chavez, il bivio si chiama malattia

Cronaca

24 febbraio 2012
Chissà se "i laboratori imperialisti della borghesia" sono i responsabili del tumore che Hugo Chavez dovrà combattere con una nuova operazione nei prossimi giorni (lunedì 27 o martedì 28) a  Cuba, dove da ieri il presidente venezuelano si trova. Il novello Bolivar, come gli piace farsi chiamare, è già stato operato un anno fa per un cancro al colon e, nonostante lo abbia negato fino a ieri in modo deciso, questo nuovo intervento per una lesione di due centimetri sempre nella zona dell'addome è ancora più complicato e alcune fonti mediche brasiliane riferiscono di probabili metastasi già propagatesi al fegato. Chavez ha 57 anni, governa dal '99 il Paese in modo sempre più duro e dittatoriale e dovrebbe affrontare il 7 ottobre la prova delle elezioni politiche dove per la prima volta le opposizioni si presentano con un candidato unico uscito dalle primarie, Henrique Capriles. Il leader ha promesso una dura campagna elettorale, sette mesi di battaglia feroce, ma la prima che deve affrontare di queste battaglie è proprio la più difficile, quella  all'interno del suo corpo. Partendo per Cuba, Chavez - che aveva sempre dichiarato di avere debellato il male - ha pronunciato per la prima volta una frase che invece pone fra i suoi sostenitori molte domande: "Mi preparo ad affrontare lo scenario peggiore".

E per la prima volta, il caudillo ammette che il nuovo male potrebbe essere  di "origine maligna". Ma ciò non gli impedisce di pensare alla campagna elettorale, ai mesi di fuoco, alla "disinformazione" che potrebbe venire sia dall'interno sia dall'esterno. E' chiaro che questo 2012 sarà, in ogni caso, nevralgico per il Venezuela, per i suoi rapporti internazionali, per la stabilità interna, che nel 2002 fu messa a dura prova da un tentativo di colpo di Stato e che viaggia giornalmente su un crinale molto pericoloso. Nonostante il petrolio, la sua economia viaggia sotto il quarantesimo posto al mondo, l'inflazione ufficiale è al 30 per cento e solo la disoccupazione, al 6%, è a livelli occidentali. La capitale Caracas è una delle città più pericolose del pianeta e nei quartieri della borghesia solo il controllo delle guardie private  permette una vita più sicura.  Saranno mesi al fulmicotone, quindi, con Chavez che pur se ha dichiarato che si manterrà in contatto ogni minuto con Caracas, non avrà più il controllo diretto della situazione.  "La mia malattia non deve distrarvi dall'impegno del 7 ottobre", ha ribadito anche ieri ai suoi collaboratori. Ma forse qualcuno fra essi già pensa a un futuro senza di lui. E in questo caso avere la maggioranza quel giorno sarà certamente più difficile.
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