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Al principe dei nembi il Poeta somiglia. ‘L’Albatros’ di Baudelaire

VEDI IL VIDEO "L'Albatros" letto e secondo Ernest Chausson

CURIOSITA'  "L'Albatros" interprété par Marc , Baudelaire dice "L'Albatros" (film virtuale) , "L'Albatros" di Alda Merini cantato da Milva alla presenza dell'autrice (clip incredibile, da non perdere) ,  “L’Albatro” di Marracash feat. Dargen D'Amico e Rancore

Charles Baudelaire

Firenze, 6 marzo 2013  Dice Alda Merini in una sua bella poesia dal titolo Io ero un uccello, presentata tempo fa in un post antologico a lei dedicato: «Io ero un uccello / dal bianco ventre gentile, / qualcuno mi ha tagliato la gola / per riderci sopra non so. / Io ero un albatro grande / e volteggiavo sui mari./ Qualcuno ha fermato il mio viaggio,/ senza nessuna carità di suono. / Ma anche distesa per terra / io canto ora per te / le mie canzoni d’amore».

L'albatro, l'allegoria del poeta... Ed ecco il celeberrimo, ineludibile e fondante Albatros di Charles Baudelaire, giunto, se non lo sapete sappiatelo, anche al rap di Marracash feat. Dargen D'Amico e Rancore.

Marco Marchi

L’Albatro

Spesso, per divertirsi, uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, vasti uccelli dei mari,
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
il solco della nave sopra gli abissi amari.

Li hanno appena posati sopra i legni dei ponti,
ed ecco quei sovrani dell’azzurro, impacciati,
le bianche e grandi ali ora penosamente
come fossero remi strascinare affannati.

L’alato viaggiatore com’è maldestro e fiacco,
lui prima così bello com’è ridicolo ora!
C’è uno che gli afferra con una pipa il becco,
c’è un altro che mima lo storpio che non vola.

Al principe dei nembi il Poeta somiglia.
Abita la tempesta e dell’arciere ride,
esule sulla terra, in mezzo a ostili grida,
con l’ali da gigante nel cammino s’impiglia.

(traduzione di Antonio Prete)

L’Albatros

Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.

À peine les ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l’azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d’eux.

Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu’il est comique et laid!
L’un agace son bec avec un brûle-gueule,
L’autre mime, en boitant, l’infirme qui volait!

Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l’archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l’empêchent de marcher.

Charles Baudelaire 

(da Les Fleurs du Mal, 1861)

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