Nuovo post per Daria (Menicanti)
VEDI I VIDEO Daria Menicanti tra poesia e filosofia , Documentario su Giulio Preti (con cinque poesie a lui dedicate di Daria Menicanti, che fu sua moglie)
Firenze, 16 maggio 2013 – Un nuovo post per Daria (un nuovo post per Daria Menicanti), per salutare e segnalare la pubblicazione di tutta la sua opera poetica, compresi gli inediti, in un volume dal titolo Il concerto del grillo, a cura di Brigida Bonghi, Fabio Minazzi e Silvio Raffo, "con la bibliografia menicantea", Milano-Udine, Mimesis Edizioni/Centro Internazionale Insubrico .
Voce decisamente sottovalutata del nostro Novecento, e invece voce importante, originalissima e di primo piano, Daria Menicanti è stata, nell'ambito delle mie conoscenze veicolate dall'esercizio critico, una delle amiche più care e biograficamente sensibili, incidenti. Anche questo, lo dico apertamente, rende oltremodo gradita l'uscita del libro, con la speranza che questa operazione editoriale così impegnativa e così seriamente condotta, assieme alle precedenti iniziative di Matteo M. Lo Vecchio e dell'editore Giuliano Ladolfi di cui parlammo a suo tempo (e che riproponiamo nel post correlato), possa essere utile a un degno ritorno sulla scena letteraria dell'autrice: a un suo rinnovato incontro con un pubblico odierno per il quale, spesso, perfino il suo nome suona ormai come un'assoluta novità, una segnaletica strana e senza appigli.
In realtà alla mia amica Daria Menicanti sarebbe spettato di diritto, io credo, un volume dei "Meridiani" di Mondadori pianamente intitolato Tutte le poesie, ma da Mondadori la Menicanti pubblicò, nella prestigiosa collana "Lo Specchio", finché alla casa editrice milanese lavorò Vittorio Sereni. Anche quello che resta un libro fra i suoi più belli (forse il suo più bello in assoluto), Ferragosto, dovette uscire nel 1986, con testimoniabile, confessato rammarico della poetessa, altrove. Così fu per Altri amici, apparso tra i libri di Forum/Quinta Generazione, così fu per Ultimo quarto, accolto nelle sue edizioni da Vanni Scheiwiller e autorevolmente, amichevolmente prefato da Lalla Romano.
Daria era abitata dalla poesia, e la sua poesia raggiungerà sicuramente, prima o poi, i giusti destinatari. Non sono del resto mancate per me occasioni, nel corso di tanti anni, di esprimere il mio parere estremamente lusinghiero sulla sua opera. Mi limito qui a indirizzare questo auspicato incontro fra Daria e molti nuovi lettori con le parole di una lettera a lei inviata in occasione dell'uscita di Altri amici. Eccone il testo:
"Cara Daria, Daria carissima, grazie dell’antologia, bestiario e “piantario” assieme. Il titolo che hai scelto, Altri amici, è tutto tuo: è giusto, ti rispecchia fedelmente come la raccolta a cui presiede. Ma ho fatto subito anch’io, da lettore innamorato dei tuoi versi, la mia antologia, e ho selezionato, scelta più personale non si può, due sole poesie. Mi sono interessate, oggi giovedì 9 ottobre 1986, Andrea cavallo e soprattutto quell’Essere cavallo, per certi aspetti anticipo della Madame Centaure che dà mirabilmente il via al tuo più bel libro, Ferragosto. È un desiderio in un titolo, Essere cavallo, un sogno, né più né meno di quanto avveniva nella serie ottativa a suggello dell’antica Riviere di Montale; con la differenza che tu, fondamentalmente, vuoi essere cavallo e basta, e sai di esserlo a tutti gli effetti, per accertate discendenze. Vuoi essere, però, un cavallo “civile”, “regolarmente iscritto”, per battere i tuoi zoccoli. Meglio San Siro o Piazza Duomo? Alla domanda rispondono i testi che scrivi.
Non so, d’altra parte, se l’Andrea del primo componimento scelto sia rimasto completamente soddisfatto dell’identificazione con un gentleman che hai autorizzato con sicurezza per lui. Ti dico solo che, nel caso la cosa non lo avesse perlomeno non irritato, Andrea starebbe con te, con me, con l’Eliot che criticava in tutti noi l’attaccamento agli «oggetti creati». La stigmatizzazione non esclude il fascino: si limita a complicare, a complicare positivamente. E la tua poesia (hai fatto benissimo a intitolare questa raccolta Altri amici, ne sono convinto) nasce da qui, da una frizione-base che la firma in maniera indelebile, che non si può sbagliare. 'Ognuno riconosce i suoi – ricordi? –, e i mostri di quel tipo riconosceranno quelli e non altri mostri' ”.
Grande Daria, scrittrice intimamente, impavidamente realistica e profonda, tra belle maniere e spregiudicati accertamenti conoscitivi, poetessa e – come Fabio Minazzi suggerisce, riferendosi soprattutto alla sua ultima produzione che esplicitamente aveva assunto quel tratto, quelle modalità espressive – filosofa! Nel segno di Leopardi, naturalmente, e di chi altro?
Marco Marchi
Da Il concerto del grillo
Epigramma per il cuore
Se il cuore è innamorato
il fracasso che fa.
Io non capisco come mai la gente
non se ne avveda mentre quello va
tambureggiando sospeso nel petto
e non sosti interdetta a domandarsi
qual che si sia e chi fa.
Vivere è non sapere le ragioni
Dopo un silenzio da contarsi a mesi
o anni, questa sera
ho una cena ridente affollata.
Al vino amaro si riscalda, a belle
donne, alle rose alte la cena.
Seduta accanto a lui, commensale adulato,
mi sento al sole. Affilo le mie spade
per la prima apertura di guardia.
Vivere è tutti i giorni cominciare.
L’amore (non) è eterno.
Non può durare. Certo non durerà.
Si attacca l’amore smaniando
al tuo corpo bruciante e corre ad altre,
eterno solo in questa sua vicenda.
Il resto che si dice è peste e corna
di poveri poeti.
Lieto fine
C'era una volta che mi innamorai
di uno sino a conviverci.
Ma lui cercava una perpetua rissa
e applausi femminili al suo nome
e l'affannata attesa per ognuno dei suoi ambiti ritorni.
Ora il suo battelletto se n'è andato
lontano. In compagnia di un dappoco
oggi mi annoio. Eh, sì:
meravigliosamente mi annoio.
Scrivere romanzi
Da terra si alza con dolce brusio -
mentre tu scrivi - un muro
di parole e di frasi come ignote
e sopra a quello un altro già si inarca
e un altro ancora si annoda a costruire
il tuo numeroso edificio.
Non cerchi gli scalei i segreti passi
e a fatica ti orienti, che lì appunto
tu scopri il tuo essere in tanti
il tuo essere in troppi e con amore
amputi le tue lunghe ambiguità,
amputi e affili e già divieni un nuovo
risonare di voci e di colori
echeggianti l’un l’altro
nel trito di un tremante arcobaleno.
Sempre questo ti avviene quando scrivi:
ti intriga un’oppressione lievitando
multipla: qualche cosa
urge di separarsi da te
e già è altrove e lontano, già con altro -
altro da te - convive e si accompagna.
Daria Menicanti
Leggi il post correlato 'Ferragosto' di Daria Menicanti. Madame Centaure e i miraggi della città deserta
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