Una grande sfida quella lanciata quest’anno dal Centro Pio Manzù per la 43 edizione delle giornate di studio internazionali che si tengono a Rimini il 12, 13 e 14 ottobre. La kermesse che richiama studiosi e politici da tutto il mondo, ma anche operatori di solidarietà e capitani d’industria, parte dal dato doloroso che riguarda l’Italia: la nostra immagine nel mondo si è fortemente degradata negli ultimi anni.
Tutti i vecchi cliché contro cui abbiamo combattuto sembrano tornati in auge più forti e stereotipati che mai: inaffidabilità, mancanza di rigore, ingovernabilità, poteri forti e invadenti, fragilità economica e forse su tutti l’endemico vizio di raggirare lo Stato invece di sentirsene parte.
Il governo dei tecnici negli ultimi mesi sta tentando di riportare la barra al centro, ma il tempo è poco e la prospettiva politica nel frattempo non è affatto migliorata. Eravamo e restiamo uno dei talloni di Achille di un’Europa Unita che comincia davvero ad averne troppe di debolezze e rischia tutta quanta perché la crisi economica è planetaria e non accenna a svoltare in senso positivo.
Al contempo le economie interconnesse a livello globale e divenute schiave del mercato finanziario, mostrano tutta la loro fragilità. Ripartire dall’Italia significa sperimentare soluzioni che potrebbero essere efficaci anche in molti altri paesi e per questa ragione un’analisi approfondita del caso-Italia sarà un contributo importante per l’Europa intera e per l’Occidente.
A Rimini sono arrivati da tutto il mondo osservatori, studiosi, esperti, uomini di cultura, politici e affronteranno i nodi principali della crisi: emigrazione e immigrazione, il destino delle piccole e medie aziende, la produzione culturale, le relazioni tra Stati. Ma le giornate del Pio Manzù, come sempre capitanate da Gerardo Filiberto Dasi, hanno dato ai partecipanti anche l’opportunità di capire il ruolo di spread, fixing, rating e thank tank. E capire è già un po’ guarire.