Intervista a Marazzini / Il linguaggio di Monti: il prof rinasce politico

Cronaca

8 gennaio 2013
Rossella Martina
Firenze
Quella che poteva sembrare un anno fa timidezza linguistica si sta trasformando in un abile strumento di comunicazione che non esita a portare affondi sorprendenti. Negli ultimi giorni Mario Monti ha svelato una capacità mediatica - quantitativa e qualitativa - che ha preso alla sprovvista gli avversari. Lo stile comunicativo del professore della Boccani ha subito una variazione evidente pur senza tradire lo stile anglosassone – pacato, misurato, con la lentezza che fa pensare che ogni parola sia scelta dopo attenta riflessione - che lo ha sempre caratterizzato. Ma oggi Monti è più esplicito, più chiaro, più diretto e il suo humour è divenuto decisamente più affilato, meno criptico.
Di questa metamorfosi, forse destinata a ulteriore evoluzione, ne parliamo con il professor Claudio Marazzini docente di Lingua Italiana all’Università del Piemonte Orientale e membro del consiglio direttivo dell’Accademia della Crusca, massima istituzione e quindi massima autorità per ciò che riguarda la lingua italiana.
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- E’ mutato il modo di esprimersi del presidente del Consiglio da quando è anche candidato a succedere a se stesso?
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- Il tecnico si è fatto politico, il robot si va facendo umano. Troppo umano quando parla di ‘tagliare le ali’ o di ‘silenziare’ qualche avversario?
<E’ ovvio che in questo passaggio Monti deve usare un linguaggio con elementi più caratterizzati: deve dare battaglia, non vuole passare inosservato! E tuttavia non vi vedo un abbassamento di livello, lo stile resta di qualità: siamo abituati a ben altro. Inoltre i toni polemici e le battute sono normali in questa fase, durante una campagna elettorale. Certo Monti non deve eccedere. Ma non credo vorrà abbandonare lo stile che lo caratterizza, che lo distingue e per cui molti lo apprezzano. No, non credo che si faccia trascinare dalla polemica: anche partendo dal linguaggio si capisce la forte capacità di controllo, direi la tempra di ferro dell’uomo. Il suo italiano è straordinariamente sorvegliato. Per esempio: i tecnocrati di solito usano molti termini inglesi, lui invece ne fa un uso misuratissimo, segno che tiene alla lingua italiana.
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