“Orgoglio e pregiudizio” fu pubblicato 200 anni fa: precisamente uscì dalla tipografia di Thomas Egerton (Whitehall, Londra), il 28 gennaio 1813. Jane Austen, l’autrice (1775-1817), era una signorina già avanti con gli anni, con scarsissima esperienza mondana, vissuta in campagna, nell’Hampshire, con i genitori – il padre era un pastore anglicano – e con il ‘vezzo’ della scrittura. Ovviamente nessuno di coloro che la frequentavano si sarebbe potuto aspettare che questa arguta zitella potesse creare libri d’amore capaci di superare i secoli mantenendo intatto il loro fascino.
“E’ verità universalmente riconosciuta che un giovanotto in possesso di una discreta fortuna sia in cerca di una moglie”. E’ il celebre inizio di “Orgoglio e pregiudizio” dove Jane Austen immediatamente mette in campo la sottile ironia con cui tesse le trame di tutti i suoi romanzi. E’ ovvio che la scrittrice inglese intende dire che è verità universalmente riconosciuta che un giovanotto sufficientemente ricco, più che in cerca di una moglie, sia molto ricercato come marito.
Ma nell’incipit di uno dei libri più amati dalle donne di tutto il mondo, troviamo anche la filosofia dell’amore che persiste in tutti romanzi austeniani: i sentimenti sono una bella cosa ma quando c’è da impostare una vita intera è bene guardare al concreto, ovvero al denaro di cui gli sposi potranno disporre e anche a una ‘parità’ di estrazione sociale e di cultura che permetta un’accettabile convivenza.
Non è affatto un bieco calcolo da cacciatrice (o da cacciatori) di patrimoni quello suggerito in ogni romanzo dalla Austen, ma un’esortazione alla saggezza pratica che già al tempo della Austen il romanticismo nascente stava corrodendo. Il Romanticismo così come si dispiega nell’Ottocento, infatti, esalta il sentimento e disprezza la ragione e non a caso un altro celebre romanzo della Austen è proprio “Ragione e sentimento” (1811).
La stessa Jane, da giovane, era stata contagiata dagli amorosi sensi quando si era infatuata di un vicino di casa, Thomas. I parenti di lui lo avevano allontanato ritenendo Jane ‘non socialmente adeguata’ al ragazzo. Lei ne aveva sofferto eppure aveva compreso: l’amore per l’amore porta guai (vedi Lydia che in “Orgoglio e pregiudizio” fugge, rovinandosi, con Wickham). L’amore come passione irrazionale basata solo sull’attrazione effimera è dunque guardato con enorme sospetto da Jane Austen e probabilmente non a torto se ancora oggi porta al matrimonio tanti giovani impulsivi destinati a sicura infelicità perché, svanito il rapido innamoramento, si troveranno a fare i conti con una vita che non li soddisfa o che addirittura li umilia e che finirà ben presto per uccidere l’amore stesso.
Non è certo casuale che “Orgoglio e pregiudizio” - che in una lettera ritrovata di recente la Austen definisce “il mio caro bambino” - sia uno dei trenta libri più letti nel mondo. E che siano decine e decine le riduzioni cinematografiche e televisive e centinaia i ‘sequel’ che dalla storia di Elizabeth Bennet e delle sue sorelle prendono spunto.
Al cinema resta memorabile il primo film tratto da “Orgoglio e pregiudizio”, del 1940, con Laurence Olivier nel ruolo di Mr Darcy, l’antipatico (inizialmente) aristocratico che trasformandosi nell’uomo migliore del mondo sposerà la riottosa Elizabeth. Ruolo, quello di Darcy, poi ricoperto con successo planetario nel 1995 da Colin Firth nella serie tv della Bbc (a casa della Austen è esposta anche la camicia da lui indossata nello sceneggiato!) e poi ripreso dallo stesso Firth in “Il diario di Bridget Jones” che si ispira ancora, sia pure in versione moderna, a “Orgoglio e pregiudizio”. La più recente Elizabeth al cinema è invece Keira Knightley (2005).
Comunque resta il romanzo il fenomeno in assoluto più straordinario: generazioni e generazioni di donne lo hanno letto e continuano a leggerlo da due secoli con la stessa identica partecipazione.
Jane Austen è meravigliosa scrittrice: la sua prosa è il prototipo sorridente del decoro e dell’educazione britannica pervasa da humour magistrale, la sua capacità psicologica nell’approfondire il carattere dei personaggi è insuperabile, la levità e la serietà al tempo stesso degli argomenti che affronta sono moderne e eterne. Ma ciò che davvero deve far riflettere è che il suo immenso successo è dovuto non al fatto che esalta l’Amore come accade alla maggior parte dei capolavori che trattano dell’argomento, ma perché, al contrario, mette in guardia dalla Passione e tesse incessantemente le lodi del Buon Senso.