D+ 67 Al Mansouri

Cronaca

16 febbraio 2013
Il sole entra dalla finestra, lasciata con la serranda semiaperta per agevolare il risveglio, uno sguardo al calendario, mentre le  sveglie partono con le loro svariate melodie. E’ il sessantasettesimo di quei 180 giorni di questo mandato in Libano. Il primo  pensiero va a mia moglie e alle mie figlie che iniziano il d+67 in italia. Già è anche e soprattutto la loro, la vera missione, loro che non sono addestrate come me, e che ormai hanno smesso di chiedere alla mamma dove è il loro papà. Se mi sbrigo trovo liberi i lavandini lato docce altrimenti mi toccano quelli lato servizi igienici.

E poi freschi e sbarbati, via, a fare colazione, senza volerlo le azioni sono meccaniche ed eseguite con una precisione quasi al secondo, dopo un pò l’orologio non serve più.

E si canta l’inno come tutti i giorni con l’orgoglio di essere italiani, di far parte di una nazione che viene in un altra ad alzare la  propria bandiera, con l’emozione del tricolore che si innalza sullo sfondo di quel mar mediterraneo che idealmente mi avvicina a casa.

Il profumo del caffè mi accoglie in infermeria, riordino dei materiali e controllo delle attrezzature, il primo team in partenza per il medical care, anche oggi gli italiani doneranno cure e sorrisi alla popolazione libanese. Io rimango in base faccio parte della squadra di pronto impiego, interveniamo se attivati nel caso di attacco o incidente alle nostre truppe. Nel frattempo si svolge la normale attività quotidiana con visite e medicazioni anche a personale civile proveniente dai villaggi limitrofi alla base. Il sorriso di un solo bambino, dopo che lo hai medicato e gli hai regalato una merendina basta a ripagare un sacrificio lungo 180 giorni.

Piove. Il breve ma intenso inverno libanese si sta manifestando con impeto facendo vibrare i nostri alloggi e le tettoie dei capannoni. In un momento di pausa è obbligatorio salire sù e godere della forza del mare che si infrange sugli scogli, ricordandoci quanto siamo piccoli davanti a madre natura. Lo sguardo sul mare verso l’orizzonte non fa altro che avvicinarmi ancora una volte alle mie tre perle in Italia.

Così, si mangia insieme, come si lavora, si fa sport, ci si rilassa, e si condivide tutto con persone che, in alcuni casi, hai visto per la prima volta quando hai messo piede in teatro operativo. Scoprendo e acquisendo tanta professionalità e umanità da tutti.

La giornata corre veloce fino alla sera, dopo una chiacchiera e una risata con i compagni di stanza, le avventure della giornata e le aspettative per il giorno successivo, con l’orgoglio di aver fatto il mio dovere anche oggi, la consapevolezza che ne è valsa la pena e l’auspicio di poter vedere un giorno libanesi e israeliani uniti e liberi. ...Tra una chiacchiera e un messaggio in chat, l’occhio cade in basso a destra sullo schermo del pc... d+68.

 

di Melchiorre Patti
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