IL CIELO DI PORCELLANA

Cronaca

19 febbraio 2013
Il mattino era livido, umido di pioggia, tutto intorno era nebbioso mentre la rugiada rifletteva i tiepidi raggi di un sole pallido quasi timido, tutta ancora sapeva di notte, di riposo caldo, di materno rifugio, sapeva di conforto, era bello svegliarsi sotto la protezione del piumino mentre il forte aroma di caffè si diffondeva dalla stanza per tutto il corridoio rendendo briosa e provocante l’aria gelida dell’inverno ingrato che fuori mordeva ogni cosa sotto la sua morsa incessante…però quasi piacevole. Il cielo è di porcellana.

Ecco, le mattine del risveglio invernale Libanese erano pressappoco tutte uguali, come quando ti alzi e hai ancora il torpore dentro le vene e una scarsissima voglia di lasciare quello spazio, e già l’alba t’invadeva, come la nebbia fa con i campi.

Movimenti meccanici, monotonia da grande fabbrica ti portava a conseguire il processo di risveglio, per affrontare un giorno che sapeva di tanti altri passati all'ombra di un atteso evento che mi avrebbe portato ben lontano dalla realtà “navigata” in Patria.

Che cosa potevo volere ancora in più dalla vita, anzi cosa volevo che la vita facesse per me?Non sapevo rispondere a questa pesante domanda, perciò vivevo addossandomi il suo peso e giorno dopo giorno cercavo di rispondere, di bramare una qualche sorta di risposta che non arrivava mai, o per lo meno sarebbe arrivata in seguito Eccomi in missione , portatore di speranza Aiutante di Sanità tra le genti bisognose.

Vi siete mai fermati a guardare il mare d’inverno? Credo che non ci sia altra emozione di così stupefacente, immaginate UNP 1-26, la mattina presto, dove il mare abbraccia la scogliera e sembra che tutto prenda vita. guardate le onde impetuose, che corrodono le rocce nel loro spumeggiare ed epico ritirarsi in crespature biancastre, smorzando così il blu più profondo senza mai calmarsi , urlano e mostrano i muscoli alla natura che cerca quiete mentre tutto intorno si fa vapore e l’umido-salino ti avvolge e ti fa sentire vivo ma anche tristemente solo davanti alla tua anima , quasi ti vergogni perché ti mostri nudo ad una forza che è impossibile placare , domare, colmare. E’ semplicemente maestoso come il senso di quiete ti pervade mentre tutto intorno è furioso di rabbia maestrale. Cerca la risposta dei tuoi pensieri come se ogni conflitto interiore fosse un’onda che sbatte e fa rumore per poi trovare pace silente, lasciando spazio ad un’altra onda che arriva con maggior impeto e rompe il silenzio che fin’ora non eri stato in grado di ascoltare, si perché tutti noi dovremo ascoltare i nostri silenzi. La stasi si trova persa nel marasma generale delle emozioni, bisogna affrontare la veemenza della vita con la stessa tenacia per consolidare uno stato di serenità conflittuale. L’animo in sé è neutro solo noi decidiamo se tenerlo in costante tempesta o placida calma assorbente.

Provate ad immergervi dentro a quel vortice di mare che non curante vi porta sempre più giù e come una morsa letale non vi lascia spazio al controllo, e ti senti morire perché non puoi fare niente, anche se stai tentando il possibile, ma qualcosa di più forte ti tiene lì sotto; ma tu sei vivo, sei cosciente che tutto quello che ti succede intorno può essere variato secondo il tuo piacere, ma non ci riesci perché non hai il desiderio di liberarti dal graduale annegamento dello spirito. Sapere di avere tutto ed invece tutto quello che hai non ti serve a niente , provare ad aiutare il prossimo quello si che è gratificante, esser qui per uno scopo, non per lo scopo degli altri, esser visibilmente umano di fronte a tanto dolore che solo il sorriso di un bambino per un palloncino fatto con un guanto sa donarti,vedere gli occhi di un vecchio velati di cataratta e da quello capire cos’è la tua missione allora  niente e nessuna cosa che tremendamente ti manca del tuo mondo potrà farti così felice e pieno di altruismo. Aiutare la gente senza risparmio e poi al tuo rientro orgogliosamente dire in moto liberatorio: Io l’ho fatto !!!

Un racconto, una storia un’esperienza , un’emozione di Me che sono un SOLDATO UNIFIL.

 

di Matteo BACCIU

 

 
comments powered by Disqus