Ricordero’ Shama

Cronaca

30 marzo 2013

A volte la vita ci presenta dei momenti, dei luoghi, delle situazioni dei quali sta a noi cogliere il contorno. E così, da quando sono arrivato qui per il mio servizio in UNIFIL, ho cominciato a prestare attenzione anche ai dettagli intorno a me.


Il cielo, ad esempio. Sovente rimango incantato a guardare questo cielo. Azzurro, di un azzurro puro, pulito, immenso. La sera poi, sul mare, intercetta i fronti nuvolosi in arrivo da nord ovest, lontani, sull’orizzonte. Ed allora assume una colorazione  articolare, che lascia a bocca aperta. L’azzurro che ancora distingue la porzione di cielo che si ha sopra, degrada verso il tramonto virando verso l’arancio; intenso, sempre più intenso sino a diventare rosso, rosso fuoco. Demarca, fino all’ultimo respiro del sole che sta lasciando, la linea dell’orizzonte.

E’ uno spettacolo osservare le nuvole di questo cielo, così azzurro e limpido. Non accade, alle nostre latitudini in inverno, di poter distinguere nel cielo le singole nubi. Da noi, in questa stagione, le nubi sono strati uniformi, le giornate nuvolose sono grigie, di  un grigio uniforme ed infinito. Qui le nubi invernali sono diverse. Sono, a voler trovare una certa somiglianza, di quelle che in Italia si vedono in primavera. I meteorologi la definirebbero instabilità atmosferica: formazioni nuvolose di tipo temporalesco, con abbondanza di cumuli delle forme più svariate. Ma, anche in questo caso, la differenza la fa il cielo: lo sfondo che noi siamo abituati ad associare a queste nubi è un azzurro chiaro, dato dal sole alto nel nostro cielo estivo. Qui, invece, l’azzurro è più  intenso: anche qui ora è inverno ed il sole non può schiarire la volta celeste più di tanto. Magnifiche, sfumate, ombreggiate, quasi dipinte. Ci sono giorni che, guardando il cielo, ci si sente dentro un quadro impressionista.

Poi, a volte, queste nubi si lasciano andare...

L’acqua, l’altro elemento che ricorderò di Shama. Per chi è già stato in Libano, si sa. Qui, quando piove, scende a secchi. E’ vero: un temporale è un temporale. Ma qui è diverso. I temporali si susseguono, possono durare anche giorni. E l’acqua scende a folate. Se mi si passa la definizione, sono  scrosci costanti ad intensità repentinamente variabile. Sovente capita che il diluvio impatti il suolo con un angolo molto acuto. Piove “di stravento” in Libano: sempre. Questo è l’unico posto, dei tanti che ho visto in venticinque anni di carriera e di missioni all’estero, dove a volte “piove in orizzontale”, tanta è l’intensità del vento associato alla pioggia.

Eccolo dunque, l’ultimo elemento per cui non dimenticherò Shama: il vento.

Un fenomeno di simile intensità e persistenza l’ho visto solo in un’altra mia esperienza: in Antartide. Laggiù si chiama  catabatico”, parte all’improvviso e raggiunge decine di chilometri orari di velocità. Dura qualche ora e poi, improvvisamente, scompare. Qui la cosa è meno immediata: sorge gradualmente, sparisce gradualmente. Ma quando soffia, raggiunge picchi anche di sessanta o settanta chilometri l’ora. E poi, è particolare nella direzione: mai, da quando siamo qui, ha soffiato da nord. Quando soffia da sud, da Israele, è sempre a raffiche, mentre è alquanto costante quando proviene da est o ovest. E’ comunque un fenomeno naturale che per intensità, durata e ripetitività non può non colpirti...

Ecco perchè ricorderò Shama. Per il suo cielo, per la sua acqua, per il suo vento... La ricorderò.

 

 

di Luca Beraudo
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