La mia prima uscita

Cronaca

16 maggio 2013
Sono tesa, fiera e orgogliosa ma non so perchè…

Oggi ritiro il giubbotto antiproiettile, calzo l’elmetto, il jacket è affardellato, velocemente ripasso a mente le norme cui devo attenermi… ci siamo, sto per uscire dalla base, è la mia prima volta!

Salgo sul mezzo, mi soffermo per un istante sulla bandiera delle Nazioni Unite mentre sventola, costeggiamo la strada costiera ci saranno almeno 32 gradi ma il cielo non è limpido come mi aspettavo.

Ci fermiamo, siamo arrivati, eccoci sulla “blu line”, me ne han parlato tante volte, ora ci sono, un lembo di terra non diverso da altri, sono a pochi metri da Israele, mi sento in bilico tra due  realtà, realizzo dove sono, scorgo quella linea immaginaria distinta dai “blu pillar”, questi pilastri blu che hanno l’arduo compito di materializzare una linea di demarcazione che separa, in pochi centimetri, porzioni di terre da tempo contese. Penso allora a tutte le angosce, alle perdite, alle sofferenze patite  dalle famiglie che vivono in queste zone e a tutti gli occhi che hanno perduto l’innocenza in periodi tanto spiacevoli.

Penso alle notizie e agli stereotipi che pur non volendo interiorizziamo, la lontananza dagli affetti e dalla certezza di casa. Le condizioni non facili a cui per sei mesi dovrò abituarmi passano in secondo ordine mentre la funzione e la responsabilità del mio ruolo qui, la fiducia del mio Paese e per l’istituzione che rappresento, mi catalizza ovattando tutto il resto.

Se qualcuno mi avesse detto, solo qualche tempo fa, che mi sarei ritrovata in una missione ONU, in un Libano tristemente segnato dagli effetti devastanti dei recenti conflitti,  l’avrei preso per pazzo.

E’ la mia prima esperienza all’estero, sono arrivata in Libano appena una settimana fa avrò ascoltato mille racconti dei miei colleghi, credevo di sapere già cosa avrei visto invece tutto mi stupisce e tutto colpisce l’emotività.

I paesaggi, i colori, le case diroccate, bambini che ti rincorrono…

Ero titubante all’inizio, la partenza non è stata facile, ma adesso voglio cercare di sfruttare al meglio quest’opportunità, voglio conoscere le persone del posto ascoltare le loro esperienze, lavorare  fianco a fianco con i miei colleghi finlandesi, ghanesi, coreani, malesi, irlandesi, confrontarmi con loro al fine di migliorare e arricchire il mio bagaglio umano e professionale.

Sono certa che questa terra dei cedri mi regalerà  molti ricordi, magari non sempre facili ma sicuramente mi resteranno per sempre nel cuore.

Risaliamo sul mezzo, la pattuglia per oggi è finita, vedo da lontano i miei colleghi che arrivano accerchiati da una nuvola di polvere, per darci il cambio.

Sono tesa, fiera e orgogliosa, adesso so il perché… sono un casco blu!

 

 

di Roberta Esposito
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