Permesso? No, siamo choosy

Curiosità

23 ottobre 2012
Choosy: taking excessive care when making a choice. Ovvero: impiegare estrema cura/cautela nel fare una scelta. Così recita l'Oxford Dictionary, versione on line. Letteralmente, il ministro Fornero ha definito i giovani esigenti, quindi, che non è sinonimo di schizzinosi, ma qualche sfumatura in comune l'ha. Lungi da me giudicare l'operato del governo – chiamato a compiere una missione dura per chiunque e a destarci dal sonno - ma una piccola osservazione quella sì, quella proprio mi scappa. Caso vuole, il malizioso, che giusto in questi giorni io e le mie cinque gambe ci stessimo confrontando sulla necessità di smettere di sognare il lavoro della vita per accontentarsi di quello che passa il convento. Tutte ci siamo date dei tempi: arrivo a sognare fino lì, poi basta. Poi mi fermo e rinuncio a tutto o a parte di quello che ho imparato e che ho sempre immaginato di poter fare. Anche perché, nove volte su dieci, si perdono/investono tutte le energie disponibili su qualcosa che non accadrà mai.

Mi illudo, quindi, che nel 2012, in questa meravigliosa quadratura astro-temporale , la maggioranza sappia che all'inizio si deve fare buon viso a cattiva sorte.

Trovo che il ministro abbia preso un abbaglio. Ne faccio una questione di strategia comunicativa, senza entrare nel merito. Averla la possibilità di essere schizzinosi! Chi se lo può permettere? Facendo mente locale, non mi viene in mente nessun amico o conoscente che abbia avuto la facoltà di dire: questo sì, questo no. Che poi, penso che il problema maggiore sia un altro: se ci viene tolta la facoltà di ambire, di desiderare, di sperare, cosa ci resta? Non è  ammissibile, né lo trovo civile, accettare che la generazione precedente ci dica: accontentatevi. Lo trovo deplorevole. Meglio sarebbe sentirsi dire: Farò il possibile per voi. Ora, rimboccatevi le maniche, ma non smettete di sognare, perché vi prometto che i vostri sogni li dovrete rispolverare tra poco. Quindi, teneteli lì a portata di mano e di CV.

È chiaro, tuttavia, che non si possa generalizzare. Mica tutti siamo qui a impazzire per trovare un lavoro. No, perché purtroppo la generazione sottosviluppata di chi pensa che il Grande Fratello o Uomini e donne siano la realtà è viva e vegeta e lotta insieme a noi (anzi no). Perciò, nessuna generalizzazione. Solo, trovo che il governo, prima di arrovellarsi il cervello alla ricerca di nuovi appellativi per questi benedetti figlioli che danno così tanti problemi, dovrebbe occuparsi di un'altra fetta di italianità.

Sto pensando alle più di cento donne che, dall'inizio dell'anno, sono morte, vittime di amore malato, gelosia, di mariti, compagni, amanti, fidanzati o ex. Sto pensando a quanto è successo a Palermo. Al ragazzo che, accecato dalla gelosia, dopo avere scoperto una nuova relazione della ex fidanzata, dopo averla “appurata” su Facebook (e per i social network aprirei un discorso a parte che altro che scoperchiare il vaso di pandora), è uscito di casa con un paio di forbici in mano.

Ecco, magari prima di trovare soprannomi ai giovani, si potrebbe provare a dare un nome a tutte queste vittime, che magari è esercizio più civile.
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