Bildungsroman: il mio

Curiosità

4 dicembre 2012

Renzi parlava di rottamazione. Nel duello, Bersani ha smussato gli angoli: rinnovarci sì, ma senza prendere a calci l’esperienza. Nel discorso della vittoria, il buon Pier Luigi ha ribadito il concetto: dobbiamo cambiare, per il Pd è necessario.


Il centrosinistra può piacere o meno, sta di fatto che parlare di cambiamento (ammesso e non concesso che poi ci sarà effettivamente) è fondamentale in questo periodo storico. Anche nel centrodestra se ne sente l’esigenza, schiacciati da un passato  oppressivo e un futuro fumoso.


Detto ciò (scritto solo per attualizzare la riflessione): la mia situazione attuale è esattamente quella in cui si trovano i due partiti (che fortuna!). A quanto pare, anche per me è venuto il momento di cambiare. Pensare che a luglio, Antonio Capitani, mio astrologo di riferimento – Vanity Fair – suggeriva al mio segno di cominciare a pensare a un piano B, perché a novembre sarebbero cambiate le carte in tavola. Caspita se sono cambiate! Niente di troppo inatteso, intendiamoci, i segnali di preavviso non potevano sfuggire. Così, forse mai come quest’anno, anno nuovo potrebbe fare rima con vita nuova. Non nascondo una zavorra di paure e dubbi su cui, però, mi sembra il caso di sorvolare.


Sono qui per un altro motivo: fare un bilancio (chiaramente non richiesto né necessario) di ciò che è stata per me quest'ultima esperienza lavorativa.


Partiamo dall'habitat. Immaginate un arcipelago: tante isole quante le dita di una mano e mezza. Su ogni isola, indigeni e visitatori. Persone lì da molto, altre lì da meno. C'è chi guarda e passa, c'è chi spera che sia l'isola del tesoro. Mi fermo solo in vacanza o mi trasferisco qui? Investo qui le mie competenze o torno a casa? Costruisco qui o cerco altrove? Le fondamenta delle case non mi sembrano così solide... Però la gente è simpatica... Flussi di pensieri, come nelle pagine di James Joyce.


In poco più di un anno di permanenza nell'arcipelago, si entra in contatto con usi e costumi e locali, alcuni esotici, altri meno. Ma che fortuna. Sul serio. Che fortuna incrociare gente così diversa che ti obbliga a crescere o a regredire, a ridere o a piangere, ad arrabbiarti o a inventarti più comprensivo. Che fortuna sentirsi, piano piano, parte di una famiglia che non intende farti mancare l'appoggio, che vuole il meglio per te, anche a costo di urtare le tue illusioni. Che fortuna scoprire persone così simili e altre totalmente diverse. Che fortuna sentirsi utili agli altri, cercare di comprendere le loro esigenze. Che fortuna sentire che altri provano a comprendere le tue.


In fondo, più che di esperienza lavorativa parlerei di “romanzo di formazione” (in piccolo, ovvio). E come in un romanzo di formazione, il protagonista non perde per strada i compagni di avventura, ma li ritrova nei capitoli successivi.


Io vado avanti a leggere, vi aspetto là.    

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