E nebbia fu

Curiosità

21 ottobre 2013
Ci voleva proprio lei, per farmi tornare l’ispirazione.

Mi stavo gusto lamentando la scorsa settimana per avere perso il mio briciolo d'ispirazione, per non riuscire più a trovare uno spunto che mi riportasse sul mio blog. Uno spunto inerente, non un’idea a casaccio o ritrita.

Alla fine è arrivato, ed è molto peggio: uno stereotipo.

Venerdì stavamo tornando a casa mia, nella mia ridente bassa padana. È stato un attimo: appena l’ho vista ho tirato un sospiro di sollievo. Ho visto lei, la nebbia. Così umida e bagnaticcia, portatrice di quel freddo malsano e indisponente che conosco tanto bene. Non che Bologna abbia un clima migliore, intendiamoci: se possibile, è quasi peggio. Ma la nebbia di casa mia, quella sì, è fitta dei ricordi più disparati dei 26 anni che ci ho vissuto dentro. Tipo quando nei film, prima di un incidente che avrebbe potuto rivelarsi mortale, qualcuno dice: mi sono visto la vita scorrere davanti. Assurdo: nel mio personale caos, in cui mi veniva difficile fare chiarezza sulle priorità, c’è voluta la nebbia per farmi affiorare sensazioni che credevo dimenticate. Macché: ci sono tutte, dovevano solo essere rispolverate. Nel grigio sull’asfalto, mi è tornato in mente perché ho fatto quello che ho fatto e perché continuo a farlo. Ho ricordato che obiettivo vorrei raggiungere. Avete presente quel periodo – anche lungo – di tempo in cui si va avanti per inerzia, facendo cose perché ce lo dicono, perché siamo abituati? Ecco. Dopo un po’ deve interrompersi, per non galleggiare. Tanto, se si aspetta un segno dall’esterno, si fa in tempo a diventare vecchi. Meglio trovare li stimoli dentro di sé, quando si può.

In fin dei conti, come dicevo, la nebbia è uno degli stereotipi del nord, della bassa soprattutto. Va detto che di nebbioni simili, è piena l’Italia. Ne ricordo uno pauroso nell’entroterra abruzzese. Ma se l’Abruzzo lo immagini fuori dalla nebbia, magari steso al sole sul bagnasciuga, la pianura padana non puoi che figurartela così: una landa umida e poco visibile almeno da metà ottobre alla primavera. Ma per quanto mi riguarda, è nel nostro dna. Lasciatecela, almeno quella. Con lei, ti senti a casa. E ti ritrovi a viaggiare nel tempo, ritrovando amici e situazioni a cui non pensavi da tempo. E ti tocca rileggere il presente con gli strumenti che quei giorni ti hanno lasciato. E ti tocca ripartire con la nostalgia, con un pezzo di cuore là dove per la prima volta ha cominciato a battere. Convinto, ancora una volta, che non potevi essere più fortunato. Perché quelle gambe, quelle 5 gambe – e con loro quegli altri frammenti di te senza dei quali non vorresti stare – sono solo là.
comments powered by Disqus