No woman no cry

Curiosità

25 novembre 2013
Ci ha attraversate. Chi di striscio – per fortuna – chi direttamente – per disgrazia. La chiamano violenza di genere: è quella in cui le vittime sono donne. Donne vittime in quanto donne. Negli ultimi giorni si sono rincorsi studi, ricerche, numeri per descrivere il fenomeno. Fenomeno in senso stretto, non nell’accezione comune, che gli attribuisce il carattere di “speciale”, di poco ordinario. La violenza di genere è tutto fuorché fuori dall’ordinario. Vecchia come il mondo, si evolve e trasforma. Solitamente evito di trattare tematiche legate all’attualità: c’è già troppa gente che crede di fare opinione. Ma stavolta, pur non avendo una competenza specifica, pur rischiamdo critiche di conformismo e buonismo, una parola la voglio spendere. Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. L’ONU l’ha battezzata nel 1996, l’Italia ha cominciato a celebrarla solo nel 2005. Le Nazioni Unite hanno scelto il 25 novembre in memoria di tre sorelle dominicane, uccise brutalmente per la forza e il coraggio con cui contrastarono il regime di Trujillo.

Diciamo che negli anni la violenza sulle donne ha origini molto meno “nobili”: la gelosia, nella maggior parte di casi. Quasi sempre, l’autore di violenza è il partner o un ex. Per questo i media continuano a chiamare i femminicidi delitti passionali. Appoggio quanto ribadito con forza dal Coordinamento delle Case e dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna: non sono delitti passionali. Sono omicidi. Punto.

Sono la prima a lamentarmi di non poter scegliere e decidere in autonomia, del fatto che 4 volte su 5 quello mi riguarda scaturisce da eventi macroscospici in cui non posso mettere becco. Proprio per questo serve impegnarci su quell’unico caso che ancora ammette il nostro libero arbitrio: come la lotta serrata alla violenza sulle donne. Perché possiamo fare qualcosa: denunciare il problema, parlarne, dimostrare a tutti che non è una colpa aver subito questo genere di violenza, indirizzare le eventuali vittime ai servizi adatti, prima che sia troppo tardi. La violenza di genere è vicina a noi, vicinissima. E capisco chi dice che sono iniziative inutili, che oggi ci si riempie la bocca di belle parole e per gli altri 364 giorni dell’anno ce ne freghiamo. Che di campagne di sensibilizzazione ne spunta una al giorno, e hanno tutte un retrogusto di ipocrisia. Che gli slogan sono spesso carichi di odio. Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. Allora meglio parlarne un giorno solo che nessuno.

Violenza psicologica, fisica, economica (sì, anche quella: perché le donne in difficoltà economiche sono ancora più restie ad abbandonare il compagno, non potendo contare su una propria autonomia finanziaria).

Ci ha attraversate. Chi di striscio – per fortuna – chi direttamente – per disgrazia. Forse allora noi non facemmo abbastanza. Forse tuttora non stiamo facendo abbastanza.
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