Salvate il soldato Elsha

Cronaca

22 giugno 2013
Notte africana, finestre spalancate, zanzaroni di pattuglia, padri e figli in bermuda e a torso nudo incollati al televisore. Con la palla che continua a entrare nelle due porte in una sarabanda di ribaltamenti di fronte al cardiopalma, ma alla fine a vincere sono gli azzurri. Italia-Germania 4-3… Pardon, l’altra sera era Italia-Giappone 4-3, ma sembrava proprio (o quasi) di essere tornati indietro a quell’afoso giugno del 1970, stadio Azteca di Mexico City. Lo ha detto anche Zac, sconfitto ma con l’onore delle armi: “Le emozioni sono state le stesse per velocità di ribaltamento di fronte”. Del resto non si dice che il Giappone sia la Germania asiatica? E i giapponesi i tedeschi del Sol Levante? Questo corso e ricorso della storia pallonara ci ha portato bene e ha risvegliato il “fattore C” di Sacchiana memoria. Perché la partita l’hanno fatta loro e meritavano di più… Intanto, però, in semifinale ci andiamo noi, giocando male. Cosa che avrebbe fatto andare in sollucchero un profeta del gioco all’italiana come Gianni Brera. E i rossoneri prestati all’azzurro? Travolti da un insolito destino anche loro come tutti gli altri. De Sciglio imita Barzagli e propizia il rigore dei Jap; il Balo trotta inutilmente ma almeno dimostra che è sulla via giusta per il buddismo zen; Montolivo fa quel che può e Abate non sfigura nel grigiore generale. Ma non c’era qualcun altro in Brasile? Ah, già… Il Piccolo Faraone. Sempre più piccolo, sempre più rincagnato in panchina, Stephan El Shaarawy dimostra la sua esistenza in vita solo nei tweet con Balotelli. Ma, se anche fosse in buona salute fisica e mentale, che apporto potrebbe dare nel modulo con una sola punta? Se lo chieda il Milan, se davvero l’anno prossimo giocherà con due trequartisti dietro SuperMario. Sarebbe un peccato sprecare così un giovane talento.
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