L'uomo è l'essere vivente che meglio si adatta all'ambiente che lo circonda e alle modificazioni del suo habitat. Millenni di evoluzione lo hanno dimostrato. Ci abituiamo velocemente a tutto, perché adeguiamo i nostri comportamenti, meglio degli altri esseri viventi. Ma la natura umana è fortemente egoistica, a tal punto che gli uomini si aggregano solo per interesse e non per affezione, come il commediografo latino Plauto aveva già scritto nel III secolo avanti Cristo, prima che l'idea venisse ripresa dal filosofo Thomas Hobbes. E così accade che, nel nostro povero Paese, piegato e piagato da decenni di gestione scellerata da parte della classe politica, intere generazioni sono costrette alla sopravvivenza, l'un contro l'altro armati. Giovani senza lavoro ed esodati, contro pensionati "privilegiati", imprenditori contro dipendenti, banchieri contro imprenditori e via dicendo. Un conflitto sociale perenne amplificato dai mass media, che spettacolarizzano le notizie e la realtà, fino a trasformarla in qualcosa di diverso. Se è vero che l’uomo è un’ animale spietato, è ancora più vero che, nell'epoca dei social network e della ipertecnologia, siamo di fronte a una gravissima forma di involuzione, dal punto di vista morale ed etico. E in mezzo restano le donne, il sesso debole, ancora disperatamente dentro al guado della consquista dei diritti. Siamo così abituate a stare indietro, che il dolore, la sofferenza, gli abusi quotidiani, sono diventati la norma. Non troviamo nulla di strano nel dire che l'uomo uccide la moglie, la compagna, o la ex di turno. Siamo tornati indietro nel tempo al 1981, quando venne abolito il delitto d'onore.
"Spaventa vedere che anche in tv ci siano commentatori che non si capacitino del gesto di Luigi Preiti, l'uomo che ha sparato davanti a palazzo Chigi, perché per la prima volta, un uomo evidentemente alterato forse anche dagli effetti della crisi, anziché comportarsi come normalmente ci si aspetta in questi casi – “tentando il suicidio, andandosene via o ammazzando la moglie” - avesse maturato l’intenzione di sparare a dei politici", Scrive Luca Lo Presti presidente della Fondazione Pangea Onlus, citando le parole di Lucia Annunziata.
"Pensare di poter essere ormai totalmente assuefatti dall’idea che un uomo ammazzi la moglie ecco, sinceramente, mi spaventa", aggiunge Lo Presti. La paura. Unico sentimento ammissibile in questo caso, se si considera che, a giorni alterni, un uomo uccide la sua compagna, sua moglie o la sua fidanzata. Su questo dramma quotidiano, vissuto nel silenzio, i media riescono a creare solo morbosità. "In questo modo non si fa che dare un appiglio di giustificazione agli uomini, vista la motivazione spesso passionale delle aggressioni", spiega il Presidente di Pangea. La paura di vedere un nuovo adattamento del genere umano italico:"gli uomini uccidono le donne, facciamocene una ragione e avanti il prossimo".
Eppure non dovrebbe essere così, non dovremmo permettere che l'accettazione del fenomeno lo renda meno raccapricciante. La violenza sulle donne non deve essere considerata come atto culturalmente e socialmente ineluttabile.
"Come qualsiasi atto di violenza, anche questo rappresenta innanzi tutto una violazione dei diritti umani che - spiega ancora Lo Presti - nel caso del genere femminile, riesco senza difficoltà alcuna a definire genocidio".