Un ciclone di tipo tropicale che si abbatte sulla Sardegna, lasciando una scia di distruzione e morte senza precedenti, dovrebbe bastare per suonare un serio campanello d'allarme. Dovrebbe essere chiaro a tutti che qui da noi, nel bacino del Mediterraneo, i cicloni non esistono. Solo il fatto che quella bomba d'acqua senza precedenti si sia abbattuta sul nostro territorio, dovrebbe farci capire, una volta di più, che il cambiamento climatico è in atto. E sarà sempre più violento, sempre più feroce, sempre più imprevedibile.
E noi cosa faremo? Come potremo difenderci?
Corriamo ai ripari, nella logica emergenziale che contraddistingue l'Italia (ma il resto del Mondo non se la cava meglio sui temi ambientali e climatici, ahimè) con la nostra classe dirigente che continua a parlare di prevenzione senza trasformare le parole in fatti. Assistere al triste spettacolo dell'arrivo di chi ci governa sui luoghi delle tragedie annunciate per esprimere un cordoglio inutile quanto irritante, per annunciare che "episodi simili non devono più ripetersi" (formula di rito) è irritante.
Perché sarebbe tutto così semplice, volendo.
sono le politiche scellerate energetiche, urbanistiche, industriali e agricole ad aver determinato il cambiamento climatico in atto.
Secondo l'ultimo rapporto dell'IPCC, il gruppo di scienziati che studiano i cambiamenti climatici, quello che l'attività dell'uomo ha provocato è un fenomeno che non potrà arrestarsi, perché sarebbe come afferrare con le mani un proiettile in piena corsa. La Terra, sovraccarica di gas serra, continuerà a riscaldarsi e le conseguenze sono incalcolabili.
I grandi del Mondo sono riuniti in queste ore a Varsavia, per la COP 19. La Conferenza sul Clima che avrebbe dovuto segnare il passaggio verso la consapevolezza di quanto sta accadendo e la ricerca di soluzioni per un futuro sostenibile.
Invece no. Invece la Conferenza di Varsavia ha messo al centro gli interessi delle industrie energetiche sporche, non quelli dei cittadini. "Con un "Coal & Climate Summit" che si è tenuto in concomitanza, con sponsorizzazioni da parte di grandi inquinatori affisse ovunque e una presidenza (della Polonia), che si basa sul carbone e sull'industria del fracking - ha spiegato Mariagrazia Midulla, Responsabile Energia e clima WWF - le trattaive sono saltate. Quando il Giappone ha annunciato che stava seguendo il Canada nel fare passi indietro sugli impegni di taglio delle emissioni effettuate in precedenza e l' Australia dava segnali variegati che dimostravano come non fosse assolutamente disposta a prendere sul serio il processo sul clima delle Nazioni Unite, l'integrità dei colloqui è stata ulteriormente compromessa".
I colloqui sono in fase di stallo perché i paesi ricchi si rifiutano di impegnarsi per un meccanismo internazionale sui danni e perdite per gli eventi estremi.
"Noi, come società civile - ha proseguito la Midulla - siamo pronti a impegnarci con i ministri e le delegazioni che in realtà sono qui in buona fede per negoziare. Ma in occasione della Conferenza di Varsavia i governi dei paesi ricchi sono venuti senza nulla da offrire . Molti governi dei paesi in via di sviluppo stanno lottando senza riuscire a sostenere le esigenze e i diritti della loro popolazione. E' chiaro che se i paesi continueranno in questo modo i prossimi due giorni di trattative non porteranno ad azioni per il clima di cui il mondo ha tanto bisogno. Pertanto le organizzazioni e i movimenti che rappresentano persone provenienti da ogni angolo della Terra hanno deciso che il miglior uso del proprio tempo è di ritirarsi volontariamente dai colloqui sul clima di Varsavia. Lavoreremo per trasformare il nostro cibo e sistemi energetici a livello nazionale e globale e ricostruire un sistema economico per creare un'economia sostenibile e a basso tenore di carbonio , con posti di lavoro dignitosi e mezzi di sussistenza per tutti. E continueremo a fare pressione su tutti per fare di più per realizzare questa visione".