Russia e Cina non si oppongono più. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è unanime nell’approvare una dichiarazione presidenziale che appoggia totalmente il piano in sei punti sulla Siria presentato da Kofi Annan. Contiene la richiesta a tutte le parti di un cessate il fuoco immediato, il ritiro dei militari e delle armi pesanti dai centri abitati e l’apertura di corridoi umanitari per almeno 2 ore al giorno, per portare soccorso e aiuti alla popolazione vittima delle violenze.
La «dichiarazione presidenziale» non ha il peso di legge di una risoluzione, non è un ultimatum, ma è unanime e rappresenta un forte passo avanti rispetto ai veti che russi e cinesi hanno sempre posto per difendere il regime di Damasco. Quella ottenuta da Kofi Annan è una svolta a metà. Il super inviato dell’Onu tornerà al più presto in Siria e saranno le Nazioni Unite a monitorare la situazione e a stabilire se i soldati siriani e i ribelli dell’opposizione cesseranno davvero di combattere per fare spazio al negoziato politico.
Se non accadrà il Consiglio di Sicurezza minaccia misure ben più severe e a questo punto anche Mosca e Pechino fanno capire che si adegueranno. I massacri e gli attentati però non si stanno fermando. I carri armati hanno bombardato anche ieri due quartieri della capitale. A Homs gruppi legati ad Al Qaeda starebbero compiendo una pulizia etnica dei cristiani. Ban Ki-moon da Giacarta parla di situazione «estremamente pericolosa» che potrebbe avere «ripercussioni deflagranti nella regione e nel mondo». Potremmo essere a un punto di non ritorno. Russia e Cina si accodano, ma mantengono molte differenze con i Paesi occidentali. Insistono con Annan per ottenere gli stessi impegni dal governo e da un’opposizione molto frastagliata.
Kofi tiene in tasca una buona carta da giocare: la posizione del presidente Assad. Nel suo piano non ha mai indicato che deve uscire di scena, come chiedevano Lega Araba e Stati Uniti. Bashar è ancora al suo posto e rimane l’interlocutore principale del regime. Ha lui le chiavi per aprire un varco. Seguire gli esempi di Saddam e Gheddafi, o i vecchi trucchi di Mubarak non porta infatti a grandi dividendi.