In Afghanistan paghiamo gli errori Usa

Esteri

25 marzo 2012
PURTROPPO è l’effetto Bales. Devastante, atroce, ma non inaspettato. L’attacco a colpi di mortaio all’avamposto italiano nel Gulistan non sarà l’ultimo e segna l’escalation della sfida talebana, dopo la strage dei bambini compiuta dal sergente dei marines. Quel massacro equipara tutte le forze dell’Isaf agli americani, anche se solo loro si sono macchiati di abusi e soprusi, nei quasi 10 anni di guerra. Aver trasferito Bales immediatamente in Kansas, anche se la corte marziale con i 17 atroci capi d’imputazione potrebbe condannarlo a morte, non solo non placa gli afgani, ma ha ridato spinta ai guerriglieri che si stavano in parte adeguando a un compromesso più politico che armato. È successo esattamente quello che Obama temeva. Il Pentagono e il presidente, pronti nelle scuse, hanno persino spedito il ministro della Difesa Panetta da Karzai, ma hanno solo ottenuto di non anticipare ulteriormente i tempi del ritiro, ma di poterlo completare nel 2014.

Saranno 2 anni tremendi. I talebani, che non si sentono vincitori, ma nemmeno sconfitti, possono inserirsi in un pericolosissimo vuoto di sicurezza, riconquistando uno dopo l’altro i territori sotto il controllo della coalizione, se al passaggio delle consegne non si accompagnerà anche la ricostruzione del Paese. Un incontro a tre fra Pakistan, Usa e Afghanistan è in programma oggi e segna la ripresa di un negoziato strategico, interrotto nell’ottobre scorso dall’attacco dei droni del Pentagono che hanno ucciso per errore 46 soldati pachistani.

ISLAMABAD è un elemento chiave per contenere e bloccare i talebani. Il negoziato avviato segretamente tra i guerriglieri e gli Usa «solo sospeso» dopo la strage dei bambini di Kandahar prevede il trasferimento in Qatar di alcuni prigionieri di Guantanamo e deve completarsi al più presto per funzionare come deterrente al brutale attacco e quelli che verranno. Se il Pentagono non consente deroghe alle sue regole d’ingaggio che vogliono tutti i loro uomini in uniforme processati o giudicati solo da corti Usa, deve anche capire che gli altri Paesi della coalizione non possono continuare a pagare in eterno il prezzo grave degli arroganti errori dei soldati americani.
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