ANDRÀ fino in fondo. Farà pagare più tasse a chi guadagna più di 1 milione di dollari l’anno e le lascerà invariate a chi guadagna meno di 250.000 dollari l’anno. Se il Congresso non approverà le misure, Obama userà l’intera campagna elettorale per dire agli americani che con quei soldi ricavati vuole costruire scuole strade, ferrovie e posti di lavoro. È convinto di vincere. Il presidente accelera adesso che i sondaggi gli sorridono. Sceglie uno degli uomini più ricchi d’America come testimonial della sua crociata e nel messaggio del sabato al paese lancia il «Buffet Rule» lo slogan del grande oracolo di Omaha in Nebraska che dice « non è giusto che io paghi meno tasse della mia segretaria».
Barack sa che nel club dei super ricchi, tuttavia, a parte Warren Buffet e Bill Gates che la pensano allo stesso modo, c’è un intero esercito di miliardari che definiscono la sua azione «guerra di classe». Le armate repubblicane sia alla Camera sia al Senato non hanno alcuna intenzione di abolire i super tagli fiscali ai ricchi attuati per 10 anni da George Bush anche se sono costati all’America centinaia di miliardi di dollari.
Almeno su questo punto la battaglia fra Obama e Romney sarà chiara e netta. Barack la chiama una «scelta di equità e buonsenso» e fa bene a combattere perché l’America ha visto scomparire in questi ultimi anni la grande classe media che è diventata povera e crescere il numero dei ricchi diventati ancora più ricchi. Può sembrare banale, ma gli slogan degli «Occupy Wall Street» hanno una presa trasversale perché puntano al tentativo di un riequilibrio della ricchezza che non sfiora il 99% della popolazione Usa, la quale fatica ad arrivare alla fine del mese o a fare studiare i figli, ma bacia solo quell’1% che fatica a spendere una frazione dei soldi che ha.
In America per molti ultra miliardari non c’è mai stato il bisogno di evadere. Il taglio fiscale di Bush è diventato un regalo tale che può essere paragonato a una vera «evasione di classe». Abolirlo per aiutare il paese a ripartire è solo un atto dovuto.