Warren Buffett, «l’Oracolo di Omaha» la città del Nebraska dove è nato e vive, di anni oggi ne ha quasi 82 e non solo è uno degli uomini più ricchi del pianeta con 62 miliardi di dollari di patrimonio, ma anche uno dei più ascoltati investitori internazionali, orgoglioso di dire che non ha un cellulare personale e sul suo tavolo non c’è nemmeno il computer. «Evito di comprare azioni nelle società come Facebook e Google perché è difficile stimare il loro valore in futuro — spiega —. In genere le prime offerte pubbliche non si rivelano mai buoni investimenti. Gli investitori dovrebbero guardare a quelle compagnie che mantengono un buon valore in 10 anni…». Molti seguono le sue mosse sagge e prudenti da «pensatore globale» convinti che disponga di una sorta di bacchetta magica per la finanza e per gli affari. Spesso ha fatto scelte giudicate controcorrente, ma che si sono rivelate strepitose.
POCHI giorni fa, dopo aver da anni in portafoglio le azioni della «Washington Post» e della rete televisiva Abc, con la sua finanziaria Berkshire Hathaway ha comprato Media General proprietaria di 63 quotidiani locali distribuiti in Alabama, North Carolina, South Carolina e Virginia. «Forse ne compreremo anche altri — aggiunge —. L’economia tornerà ad andare bene anche se i vecchi bei tempi erano un’altra cosa… I giornali sono utili e mi sono sempre piaciuti».
A chi gli chiede perchè nell’era di Internet puntare ancora sulla carta stampata, Buffett risponde: «Nelle città e nelle province dove c’è un forte senso di comunità, non c’è istituzione più importante di un giornale locale. I quotidiani che abbiamo comprato hanno tutti queste caratteristiche e siamo felici che abbiano trovato la loro casa permanente nella Berkshire Hathaway…».
RISERVATO e schivo, con un grande sense of humor, «Warren l’oracolo» si rilassa giocando a bridge almeno 12 ore a settimana e vive nella sua vecchia casa di Omaha grande e solida, ma non sfarzosa. Ha sempre detestato i party, le feste e le vetrine, ma è sempre stato un grande comunicatore attraverso la «lettera annuale agli azionisti» che lo trattano come un vero filosofo delle loro fortune.
Ci sono 47 libri su di lui in 56 lingue. Le sue visioni singolari del mondo e dell’America non sono spesso condivise dagli altri supericchi, ma insieme a Bill Gates e a Mark Zukerberg di Facebook, quasi in rappresentanza di tre generazioni ha firmato un «patto d’onore» chiamato «filantrocapitalismo» nel quale si impegnano a donare in beneficenza almeno il 50% della loro fortuna e invitano i grandi miliardari nel resto del mondo a fare altrettanto.
«Non credo nel trasferimento familiare dei patrimoni — spiega —. Ai miei tre figli non lascerò quello che ho…. Voglio dare loro solo quanto è abbastanza per metterli nelle condizioni di poter fare quello che vogliono, ma non deve essere tanto da fargli sentire che possono vivere non facendo assolutamente nulla...». Da decenni il suo salario continua ad essere di 100.000 dollari l’anno di gran lunga inferiore a quello dei suoi dirigenti. Il suo talento e la grande ricchezza arrivano infatti dai profitti delle scelte fatte.
Ma è sicuramente sulle tasse, con quella che Barack Obama ha ribattezzato la «Buffett rule» che il silenzioso «profeta del Nebraska» ha lanciato la sua sfida dicendo: «Io pago il 19,3% nella mia denuncia dei redditi, la mia segretaria il 33,4% e complessivamente guadagna molto meno di me. Credo che ci sia qualche cosa che deve essere aggiustato… I ricchi devono sicuramente pagare di più».
Diventato consigliere del presidente Usa che lo chiama spesso, Buffett è schietto nel criticare la riforma sanitaria che giudica «insufficiente» e costosa ed è profondamente convinto che il governo non dovrebbe entrare nel business dei casinò legalizzando il gioco d’azzardo in molti stati perchè lo definisce una «tassa sull’ignoranza». Nelle sue famosissime «regole» definisce i prodotti derivati «armi finanziarie per distruzioni di massa».
Noto per la sua vita sobria e modesta, Buffett va al lavoro tutti i giorni guidando personalmente una vecchia Cadillac color oro e non è infrequente che porti i suoi ospiti in una trattoria vicino casa che si chiama Gorat oppure da Mc Donald. Dal suo ufficetto di Omaha che considera la capitale dell’impero, muove decine di miliardi di dollari a settimana e prepara personalmente la «lettera agli azionisti» della Berkshire Hathaway. Il loro raduno annuale che si è appena concluso attira ormai quasi 20.000 persone, è stato definito la «Woodstock del capitalismo». Senza scomporsi Buffett ha battuto anche i gossip annunciando: «E’ vero, mi hanno trovato un tumore alla prostata… Da luglio inizierò la radio terapia, ma mi sento benissimo».
Il suo amore per i quotidiani e la carta stampata ha già creato contagi: seguendo il suo esempio anche una grande investitrice australiana, Gina Reihanrt, è diventata la principale azionista di Fairfax Media di Sidney che ha decine di testate locali in tutto il paese.