Siria, corsa verso l’abisso

Esteri

2 giugno 2012
LA SIRIA è a un bivio di sangue. Il governo di Damasco annuncia che «gruppi armati anti-governativi» hanno compiuto il massacro di Hula « per favorire l’ intervento straniero». In pochi credono a questa versione. Continuano le stragi anche se sono stati liberati 500 prigionieri politici dopo la visita di Kofi Annan. Adesso invece della tregua potrebbe esplodere un conflitto a tutto campo.Il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon parla di «catastrofica guerra civile dalla quale il Paese potrebbe non rialzarsi mai». Hillary Clinton fa sapere ai russi che il loro atteggiamento troppo prudente e difensivo può spingere a questo risultato, ma non è affatto sicura dell’efficacia di un intervento militare simile a quello organizzato contro la Libia. Putin sa che il contagio sarebbe immediato nella regione e convoca nella sua dacia il Consiglio di Sicurezza nazionale in vista degli incontri con la Ue e del suo viaggio in Germania e Francia. La situazione rimane esplosiva e ad un passo dal caos. La Merkel la definisce «catastrofica» in una videoconferenza a quattro con Obama, François Hollande e Mario Monti, dove l’imperativo è stato «agire subito, basta con gli orrori».

L’ONU È PRONTO chiedere un’inchiesta internazionale indipendente sulla strage perché non si fida della versione sbrigativa del governo. Ma la parola d’ordine che circola al Palazzo di Vetro e nelle capitali in queste ore è diventata «transizione razionale». Vuol dire che il regime non se ne andrà, e forse nemmeno Assad, se si vuole arrivare ad un effettivo cessate il fuoco da entrambe le parti. Al loro interno i ribelli armati sono spaccati sulla strategia. Solo quando le bombe e le armi si fermeranno però, il piano di Kofi Annan in 6 punti potrà continuare e la sua missione dovrà essere rinnovata alla scadenza dei novanta giorni. Non c’è soluzione alternativa. L’unica alternativa è la guerra, con l’inevitabile coinvolgimento dell’Iran, le armi che arrivano per i guerriglieri dai paesi vicini e per il governo da potenze vicine a Damasco come Russia e Cina, che non hanno mai smesso di rifornire l’esercito di Assad: anche ieril'altro gli insorti hanno denunciato che una nave russa «carica di armi» ha attraccato il 26 maggio scorso nel porto siriano di Tartus.

Anche se gli europei ammettono che l’opzione militare non è sul tavolo, il momento sembra sempre più vicino.
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