Ultimatum Onu alla Siria

Esteri

30 giugno 2012
KOFI ANNAN ci crede. Usa e Russia ci sperano. Il destino della Siria si decide oggi a Ginevra e la settimana prossima all’Onu. Ma nel frattempo la gente continua a morire. La nuova «road map» per Damasco però è stata scritta. Passa per un «governo provvisorio di transizione che deve includere i sostenitori del presidente Assad e le forze dell’opposizione. Dopo verranno decise le elezioni».

In altre parole, Assad e i suoi più stretti collaboratori devono fare un passo indietro. Solo così si potrà arrivare alla fine degli attacchi e delle violenze. Annan è ottimista dopo decine di telefonate e contatti diretti col segretario di Stato Hillary Clinton e col ministro degli Esteri russo Lavrov. Con i cinesi e con i turchi. Il «gruppo di contatto» — che si riunisce oggi e del quale farà parte anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon — non include né Iran né Arabia Saudita, ma solo i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Francia, Usa, Russia, Cina e Inghilterra, ai quali si aggiungeranno Turchia, Kuwait e Qatar. In realtà è un «gruppo di pressione».

Sono fuori anche Giordania e Libano, pur confinanti. Kofi Annan li ha «sacrificati» perché punta a mosse rapide e concrete, a un voto in Consiglio di Sicurezza che fissi i nuovi termini del piano con scadenze precise. Non ci sarà un intervento militare Nato. La scelta del cambiamento verrà affidata ai siriani e non imposta. Solo la formula e la tempistica saranno imposte.

MOSCA ha accettato l’esclusione dell’Iran dai negoziati lasciando intendere che la permanenza di Assad non è più una precondizione. L’America ha accettato di fare un passo indietro nell’appoggio ai ribelli per consentire l’apertura di un tavolo. L’unico non convinto sembra il presidente Assad, che continua a rilasciare interviste e bollare come terroristi tutti i gruppi armati che lo combattono. In realtà la «terza forza» di Al Qaeda in Siria esiste, e Annan vuole stanarla proprio con la «road map» a tappe forzate. Quello che dovrà uscire da Ginevra è una sorta di ultimatum, al regime e ai ribelli. Il presidente Assad senza le stragi e gli attacchi ai civili negli ultimi mesi avrebbe potuto diventare l’arbitro dell’intero processo di transizione. Ha perso questo ruolo quando le sue artiglierie hanno iniziato a sparare contro le case. Da arbitro è diventato imputato alla corte dei diritti umani.
comments powered by Disqus