Il futuro dell’informazione: la lezione americana

Cultura

6 giugno 2013
L’EDITORIA negli Stati Uniti ha ricevuto per decenni provvidenze pubbliche consistenti e sotto varie forme postali o fiscali, allo scopo di «diffondere un’informazione libera presso il maggior numero di persone possibili». Ne hanno beneficiato tanto i giornali come le riviste periodiche e di nicchia tenendo sempre saldo il principio dell’equità e della trasparenza dei dati. Se non di vera «lezione americana» si può di certo parlare il «rinnovamento radicale» che va dal quotidiano alla tv, dalla radio al blog.

La crisi del settore che col calo della pubblicità e la crescita di Internet ha colpito ovunque, ha lasciato tremendi contraccolpi soprattutto in quei media che non sono riusciti a integrare i prodotti su carta a quelli del web e hanno continuato a basare la loro sopravvivenza sui contributi statali senza rapportarsi ai cambiamenti imposti. Gli aiuti postali, ad esempio, se nel 1960 valevano oltre 2 miliardi di dollari sono crollati oggi del 75% riducendosi a 280 milioni di dollari scarsi che hanno costretto centinaia di pubblicazioni ad uscire dal mercato. Quello che resta, e viene stimato in crescita tra i 4 e i 5 miliardi di dollari, invece, sono gli annunci pubblici che tuttavia hanno deviato dalla carta stampata al web.

Anche se il dibattito sulla «separazione tra news e governo» continua a scatenare i critici del finanziamento pubblico perché lo vedono come uno strumento di pressione arbitrario sui mezzi che ne beneficiano, gli Usa, da Reagan a Bush, da Clinton a Obama, hanno continuato a mantenere in piedi una fortissima realtà informativa totalmente sovvenzionata dal governo federale come la V.O.A, la «Voice of America» che è un insieme di network radiofonici e televisivi in 36 lingue con un’agenzia di stampa internazionale tra le più presenti e accurate.

Ma nel settore privato, dopo essere ricorsi anche alla riduzione di stipendio come al ‘New York Times’, i grandi editori hanno capito che il freno dell’emorragia delle copie si poteva ottenere solo mantenendo la qualità dell’ informazione con l’arricchimento dei siti ottenuto a bassi costi attraverso una forte integrazione delle redazioni sia della carta che del digitale.

Meno rivalità, più inchieste video e commenti. Meno pregiudizi, più fantasia e sfide. Se l’intero settore cambia, i primi a farlo devono essere gli stessi giornalisti, sempre più flessibili, esperti, competenti, ma sempre meno robot digitali.
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