Michelle Obama ha scritto alla first lady cinese per aver mancato l’appuntamento di Rancho Mirage dicendo «mi dispiace di non averla incontrata ma ci vedremo senz’altro in Cina…». Barack Obama definisce il primo mini-summit informale col presidente cinese Xi Jinping «Terrific» che si può interpretare come «ottimo», ma la mancata conferenza stampa finale lascia intendere che gli accordi sono più simbolici che di sostanza e sul problema chiave della cybersicurezza le distanze rimangono forti nonostante la volontà a «collaborare insieme».
La piccola intesa sull’ambiente è un passo avanti, così come l’unità d’intenti sulla Corea del Nord che ieri ha spinto per la prima volta dopo anni i dirigenti comunisti di Pyongyang a incontrarsi con le autorità di Seul, ma gli scogli tra Usa e Cina non sono stati rimossi in California e Obama affida al consigliere per la sicurezza nazionale Tom Donilon la responsabilità, un po’ esagerata per la verità, di interpretare la posizione americana come un «ultimatum a Pechino».
I cinesi calmi rispondono col consigliere speciale Yang Jiechi, ex ministro degli esteri «la Cina intende concentrarsi sulla cooperazione con gli Usa sul problema della cybersicurezza che non deve essere fonte di scontro». Di fatto è un «vediamo cosa possiamo fare» che non pone scadenze né vincoli e rinvia a un prossimo incontro tra Obama e Xi eventuali misure concrete.