PER L’EUROPA sarebbe un dibattito addirittura surreale e autolesionista. Tutti la considerano una basilare conquista civile. Il Congresso americano invece con la Camera controllata dai repubblicani sta «ricattando» Barack Obama con la minaccia di votare la «chiusura del governo», se il presidente non accetterà di cambiare o rinviare di un anno l’entrata in vigore della sua riforma sanitaria approvata nel 2010.
Da questa notte centinaia di milioni di americani vedranno entrare in vigore «l’Affordable Care Act» meglio conosciuta come «Obamacare» la legge che impone di possedere entro gennaio un’assicurazione medica. Per ogni cittadino che in passato non ha voluto o potuto permettersela, scatterà «il diritto» di averne una a un prezzo sostenibile grazie al contributo federale. Se non sarà il datore di lavoro a riconoscerla come benefit, si pagherà a seconda del reddito e di dove si vive. A New York sarà intorno ai 65 dollari al mese per il piano minimo, se un giovane di 27 anni guadagna sui 24.000 dollari l’anno. In Texas con lo stesso reddito 83 dollari al mese. Per una famiglia di quattro persone con un introito di 50.000 dollari l’anno,la cifra passa a 239 dollari mensili deducibili dalle tasse.
DOV’È LO scandalo? I repubblicani sostengono che inserire decine di milioni di persone nel piano federale riduce lo standard dei network di medici disponibili e restringe la libertà di scelta. In realtà la riforma aiuta i più poveri e i giovani non assistititi. La concorrenza fra i 53 piani assicurativi esistenti nel Paese ha già portato a una riduzione dei costi. Obama è riuscito a far approvare una storica legge che concede il diritto universale alla salute a tutti i cittadini e non solo a chi ha i soldi per curarsi.
Ha corretto un’anomalia fondamentale della democrazia americana. Gli Stati Uniti con «Obamacare» si stanno uniformando a trattare tutti quanti come i 50 milioni di cittadini con più di 65 anni di età che già godono del Medicare, l’assicurazione medica pubblica istituita nel 1965. Se da quasi 50 anni va bene per loro, perché non può andar bene per il resto del Paese? Barack considera «non negoziabile» la sua posizione. È pronto a riesaminare la riforma solo dopo un periodo di rodaggio. E rispedire la minaccia dello «Shutdown» ai mittenti del Tea party più che di coraggio è un atto dovuto.