E' quanto emerge dai risultati di una recente ricerca dell'Università di Cambridge sulla privacy online. Attraverso i 'Mi piace' pubblici sul popolare social network Facebook si è riusciti, alquanto accuratamente, a rivelare l'orientamento sessuale, l'uso di sostanze (alcol, sigarette, droghe), la personalità, il credo politico e religioso dell'utente.
E tutto questo anche se si è scelto di non dare una certa informazione o comunque non in modo esplicito. Se sei bianco o nero, gay o etero, di destra o di sinistra, se sei single o sposato, la tua età, se i tuoi sono divorziati. Lo studio è stato condotto dallo psicologo Michael Kosinski del Centro Psicometrico dell'Università di Cambridge, il collega David Stillwell dell'Università di Nottingham e Thore Grapeal del centro di ricerca sui servizi online Microsoft Research e pubblicato sulla rivista scientifica americana del Pnas. I ricercatori hanno 'affidato' ad un computer le analisi dei profili di 58mila utenti americani volontari e di 55mila 'Mi piace' alle pagine più popolari, scrive la Cbc News, e chiesto di compilare anche dei test sulla personalità e intelligenza. Per quanto riguarda l'orientamento sessuale, l'accuratezza dei risultati è più alta tra gli uomini (88%) che le donne (75%). Questa sale al 95% nel determinare la provenienza etnica. E' dell'85% nel definire democratici o repubblicani, del 75% % sull'uso di droghe, dell'82% nell'identificare se si è cristiani o musulmani. E giunge all'82% nel prevedere gli status relazionali. Il computer ha anche previsto se i genitori dell'utente si sono divorziati quando aveva 21 anni (60%), se è un fumatore (73%), l'IQ dell'utente (40%).
Tutto questo ha ovviamente delle conseguenze, che dipendono anche dall'uso che se ne fa di questi dati. Il ricercatore Kosinski ha evidenziato come le nuove tecnologie, tra cui Facebook, possano essere interessanti e utili <<pure per migliorare la qualità delle nostre vite oltre che per conoscerci>> . Ma al contempo, scrive il The Guardian, la diffusione indiscriminata e conoscenza dei dati può andare a<<minacciare la libertà degli individui, specialmente in alcuni Paesi, governi>> così come se presi in mano dalle persone sbagliate. Anche cliccando 'Mi piace' sulla pagina di un cantante, un brand o un film si possono estrapolare tutti questi dati. Le persone, aggiunge il Time, <<devono sapere come le aziende e altri enti con cui convidono i 'mi piace' utilizzano poi queste informazioni e molto c'è da fare anche sulla protezione dei consumatori>>. Non solo su Facebook, ma anche su altri siti online.
Conclusione: chiediamo che via sia più trasparenza, garanzia e controllo delle nostre informazioni. Cerchiamo pure di controllare gli impulsi e domandiamoci se davvero vogliamo rendere noti al mondo certi aspetti della nostra vita. E apriamo qui anche un'altra parentesi. Al di là dei diversi punti di vista circa la condivisione e relativo interesse di determinate informazioni, sapere che hai preso un caffè alle cinque del pomeriggio potrebbe essere alquanto opinabile. Magari avresti potuto offrircelo.