Tutti per uno, uno per tutti?

Cronaca

20 settembre 2013
Mi dice il sindaco di Novi Luisa Turci: <stiamo facendo un percorso partecipato per la ricostruzione del nostro comune, abbiamo un tecnico facilitatore che ha già parlato con 400 cittadini, una cosa fantastica>. Questa considerazione, pubblicata oggi sul nostro giornale nell'articolo che spiega lo slittamento a giugno 2014 del piano della ricostruzione, mi fa riflettere su alcune questioni. La prima è che il comune di Novi ha undici mila residenti, se anche il 'facilitatore' va come un fulmine ci metterà un po' a parlare con tutti. E finchè non sarà finito questo confronto a undicimila non verrà adottato il piano della ricostruzione (che poi deve andare in Regione e tornare in comune, una trafila che non finisce più).

La seconda considerazione è più generale: è davvero utile sentire il parere di tutti i cittadini per ricostruire un paese? Capisco il principio che sta a monte: i piccoli comuni della Bassa sono comunità unite, forti di  una diffusa socialità e solidarietà. Mi metto nei panni di un sindaco che ha la grande responsabilità di ricostruire  il suo comune e capisco perché non se la sente di fare tutto da solo (con i tecnici, ovviamente): sbagli progetto, idea e i cittadini saranno insoddisfatti a vita. Ma in questo contesto, dove la stragrande maggioranza dei cittadini è ancora fuori casa e di questi molti aspettano il piano della ricostruzione per iniziare i lavori, non è meglio accelerare prendendo anche decisioni senza dover per forza sentire cosa ne pensa il pensionato o la maestra? In questo contesto, è utile ragionare 'tutti per uno e uno per tutti?
comments powered by Disqus