DISTRUGGERE l’arte antica in nome della cultura moderna, è operazione non nuova. I danni del modernismo sono da decenni sotto gli occhi di noi italiani, al punto che si potrebbe organizzare un Grand Tour dello Scempio. Padova si è candidata a diventare una delle tappe, da quando a 200 metri dalla Cappella degli Scrovegni l’amministrazione comunale ha pensato di costruire un auditorium, firmato dall’architetto austriaco Klaus Kada. Bella idea, se non fosse che la delicata situazione idrogeologica della zona rischia di essere compromessa e di trascinare nella rovina il ciclo degli affreschi di Giotto, uno dei capolavori dell’umanità. Italia Nostra si schiera contro il progetto e un appello - firmato tra gli altri da Chiara Frugoni, Salvatore Settis, Carlo Ginzburg, Vittorio Emiliani, Donata Levi - chiede al Comune un ripensamento. Perché insistere nella cementificazione di un’area della città già compromessa con un maxiparcheggio e con un grattacielo di 104 metri? Perché mettere a repentaglio gli affreschi giotteschi? E’ vero che tre esperti ingaggiati dal Comune offrono garanzie, ma il margine di rischio rimane.
La parola passa ora a Flavio Zanonato, pd venuto dal pci, che si è in passato guadagnato la fama di sindaco-sceriffo per le sue battaglie a favore della sicurezza dei padovani. Deve decidere se rinunciare all’auditorium e garantire tranquillità anche al toscano Giotto. Oppure, se costruire la casa della musica e rischiare di distruggere la Cappella degli Scrovegni. C’è una terza via: destinare l’opera a una zona non a rischio. Metterebbe così un freno alla perdita di gradimento che secondo la recente classifica del ‘Sole 24 Ore’ lo ha visto precipitare all’83.mo posto su 104 sindaci.