Gli Schettino di Venezia e i loro complici

Cultura

11 giugno 2012
ESISTONO indici che consentono di misurare la felicità di un Paese. E altri che testano invece la sua stupidità. Se prendete una nave lunga 333 metri, alta 60, con una stazza pari a 140mila tonnellate - come è nel caso della MSC ‘Divina’- e la fate regolarmente transitare nel bacino di San Marco, a Venezia, insieme alle sue maxi sorelle da crociera, il risultato è garantito: follia allo stato puro. E’ come far entrare un Tir in salotto. Il disastro incombe sul salotto della Serenissima tutte le volte che uno dei quei mostri solca le acque, come ben sanno molti suoi abitanti, l’Unesco, il Fai e quanti dispongono ancora di buon senso. Dall’altra parte c’è la lobby del turismo di massa, decisa a far sbarcare lì entro il 2020 cinque milioni di croceristi, contro i 2 milioni di oggi e i 280mila di quindici anni fa. Mandrie di bufali in un negozio di cristalleria, quando invece bisognerebbe contingentarle per salvare ciò che resta della città lagunare. Il sindaco Orsoni e il ministro dell’Ambiente Clini si guardano bene dal mettersi contro i gestori di questo giro d’affari mondiale, e così naufragano tutti gli appelli per mettere fine all’«inchino» delle maxi navi davanti a San Marco. I schèi, prima di tutto i schèi. Ma nelle pieghe delle nostre leggi non c’è proprio la possibilità di denunciare questi Schettino e i loro complici per omessa tutela di un patrimonio dell’umanità, per minaccia a un bene storico e artistico unico al mondo?

(pubblicato su Qn-Carlino-Nazione-Giorno il 9 giugno2012)
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