OGGI È FESTA grande ad Affile, paesino di 1700 abitanti nella Valle dell’Aniene: si inaugura il museo, con parco annesso, dedicato al generale Rodolfo Graziani. La giunta di centrodestra ha deciso di ricordare così il più famoso degli affiliani. Cosa ha fatto per meritarsi tanta riconoscenza? E’ presto detto: uso di gas asfissianti e numerose stragi durante la guerra d’Etiopia, feroce repressione in Libia, per cominciare. Poi, come ministro della Guerra della Repubblica di Salò ordinò la condanna a morte dei giovani renitenti alla leva nell’esercito repubblichino, diede la caccia ai partigiani, favorì la deportazione nei lager di migliaia di ebrei. Il tutto gli costò nel dopoguerra solo una condanna per collaborazionismo con i nazisti: 19 anni, di cui 17 condonati. Il sindaco Ercole Viri ha deciso che è giunto il momento di «celebrare orgogliosamente la lealtà, la coerenza e l’eroicità del nostro grande concittadino, di un grande italiano». E ha minacciato di querelare il presidente dell’Anpi di Roma che ha definito il Maresciallo Graziani un criminale di guerra. E’ tempo che l’Italia «gli riconosca i giusti meriti», nel frattempo il sindaco laziale di questo feudo della destra (di Almirante prima, di Storace adesso) ha speso 125mila euro per il museo revisionista dedicato al fascista di Salò. Eppure non ci risulta che il reato di apologia del fascismo sia stato abolito. Forse, senza dircelo, hanno solo abolito i giudici chiamati a far rispettare questa legge.
(pubblicato su Qn-Carlino-Nazione-Giorno il 12 agosto 2012)