A FIRENZE si è chiuso un altro capitolo di cultura. Di vita. Ci assicurano che presto potremo leggere il nuovo. Intanto una certezza: la libreria Edison che era appena diventata maggiorenne, non c’è più. Morte prematura.
Era un punto di riferimento, una luce anche nelle notti buie del vuoto di cose da fare a Firenze dove, diciamolo, la vivacità serale — movida alcolica a parte — l’abbiamo dimenticata da un pezzo.
I vincoli di destinazione d’uso, quei lacci che tengono in vita la speranza che davvero lì, alla ormai ex Edison, non compreremo l’iPhone 5 né le felpe di Abercrombie, consolano e rassicurano, ma fino a un certo punto. Perché anche il cinema Gambrinus era vincolato. La cultura al posto della cultura. Niente contro gli hamburger dell’Hard Rock Cafè, ma del Gambrinus, sono rimasti solo i lampadari (fasciati da una garza), i bassorilievi, un bancone e la cassa a tessere di mosaico. Troppo poco forse per un cambio alla pari. Da Ricordi, il caffè Nespresso ha preso il posto della musica, alla ex libreria Martelli, ex ex libreria Marzocco, mangeremo Eataly: tanto di cappello alla cucina di Oscar Farinetti. Però.
Però i libri sono un’altra cosa. Erano già decedute la libreria Cima, la prima a portare consumazioni tra gli scaffali e la deliziosa Condotta29. Tutti scrivono, nessuno legge. Il problema batte. Alla ex libreria del Porcellino, si mangia cioccolato. La richiesta fa l’offerta. Ma almeno impariamo ad ascoltare non solo i gorgoglii dei nostri stomaci o il tintinnio degli euri.