"Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
LA FRASE - E' stato con queste parole che nei giorni scorsi il vescovo ha aperto l'omelia nel contesto di una messa alla quale hanno assistito anche alcune prostitute.
Un episodio, riportato dai giornali soprattutto per l'aspetto sociale, che ha qui dato l'occasione di mettere in movimento alcune sintetiche riflessioni, dove vedremo emergere testi evangelici, teorie, un pizzico di "mistero" e infine il rapporto fra il Messia e le donne.
La frase di cui sopra si rivela come fortemente simbolica e rimanda immediatamente a un preciso passo evangelico dove si parla del perdono. Si tratta del Vangelo di Giovanni, in cui l'Autore narra (8, 3-11)della volontà da parte degli scrivi e dei farisei di lapidare un'adultera e di mettere alla prova Gesù. La scena si svolge all'interno del tempio di Gerusalemme, dove risuona un'altra celebre frase evangelica: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
La vicenda parebbe conclusidersi con un nulla di fatto, visto il silenzioso allontanarsi di chi voleva la morte della donna. Ma ecco la parte più pulsante: il dialogo fra il Cristo e la peccatrice, di cui il resto - secondo alcuni esegeti - appare come un momento preparatorio.
"Donna, dove sono? Nessuna ti ha condannata?".
Ed essa rispose: "Nessuno, Signore".
E Gesù le disse. ""Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più"
IL "MISTERO" - Ad affiorare, indelebile dopo secoli, è il tema del perdono, cardine del messaggio cristiano sin dalle origini. Eppure l'episodio dell'adultera - in base all'orientamento di altri ricercatori - presenta un punto per certi aspetti criptico, persino "magico". E nel contempo solleva nuovamente il tema a lungo dibattuto del rapporto fra Gesù e le donne. E a proposito del quale riporteremo l'interessante (e controverso) punto prospettico di uno studioso.
"Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra": E ancora, poco dopo, l'evangelista aggiunge: "E chinatosi di nuovo, scriveva per terra".
GESU' SCRIVE "MAGICAMENTE?" - Già, ma Gesù cosa sta facendo mentre scribi e farisei parlano ora con modi indagatori ora minacciosi? La minaccia è sia per la donna sia per egli stesso, come dimostrerà via via la narrazione dell'evangelista Giovanni, sino al crescendo dell'arresto e della crocifissione.
Gesù scrive? E per chi, se nella scena nessuno parrebbe leggere ciò che viene tracciato? Se a terra ci fosse scritto qualcosa, leggerebbero. E' lecito pensare che nel gruppo affiorerebbe almeno un cenno d'approvazione o viceversa un mormorio di dissenso.
Gesù scrive "magicamente?", si è chiesto in "Fratello Gesù" Schalom Ben-Chorimi , studioso ebreo vissuto nel Novecento, riferendosi al fatto che Gesù tratteggi qualcosa a terra. Aggiungendo immediatamente: "[...] Chiaramente egli traccia piuttosto un cerchio intorno alla donna posta nel mezzo, riprendendo una tradizione che risale al primo secolo avanti Cristo, a noi nota attraverso la personalità di Choni, l'uomo che tracciava i cerchi, Choni ha-Me'agel. Questo Choni, di cui nel Talmud si parla soprattutto nel trattato Ta'anith, tracciava un cerchio per terra e ci si metteva in mezzo, pregando per la pioggia. A questo Choni 'gli uomini dell'aula delle pietre levigate' - mandarono a dire: 'Tu dici parole decisive' (Ta'anith 23a). Nel nostro caso il riferimento a Choni s'impone, dato che la scena si svolge all'ombra dell'aula delle peitre levigate e dato che Gesù, allo stesso modo di Choni, traccia segni sulla sabbia. In mezzo al cerchio non pone se stesso, bensì la peccatrice, mettendola per così dire al sicuro (magicamente?, sic) dai suoi accusatori".
"FRATELLO GESU' " - Ricordiamo qui, per meglio introdurre Ben-Chorim, che l'autore si è a lungo interessato al dialogo ebraico-cristiano. Celebre questa sua frase: "Gesù è per me l'eterno fratello, non solo fratello in quanto uomo, ma anche il mio fratello ebreo. Sento la sua mano fraterna, che mi afferra affinchè lo segua. Non è la mano del messia, questa mano coi segni delle ferite. Senz'altro non è una mano divina, bensì una mano umana, sulle cui linee è scavato il più profondo dolore. Ciò distingue me, ebreo, dal cristiano, e tuttavia si tratta di quella stessa mano dalla quale ci sappiamo toccati".
Per tornare al tema del giudizio, basti aggiungere che esso viene sottolineato in altre parti dei Vangeli. Fra le tante, basti menzionare "Non giudicate, affinchè non siate giudicati" (Mt. 7, 1). Così come un'altra parte giovannea, quale 3,17. Senza poi tralasciare i rimandi all'Antico Testamento, che Gesù del resto conosceva perfettamente e su cui s'innestarsi la sua predicazione innanzitutto di ebreo fra gli ebrei e poi fra gli stranieri dell'antico Israele/Palestina.
"ERA SPOSATO?" - Ma dicevamo di Gesù e delle donne. Premesso che sul tema è possibile consultare una vasta produzione saggistica, con anche tesi quantomeno fantasiose, in qualche caso sfociate in bizzarri romanzi (vedi "Il Codice da Vinci" di Dan Brown), ci limiteremo allora a ripercorerre alcune tracce fissate proprio da Ben-Chorim.
Se noi possiamo semplicemente constatare come l'universo femminile sia spesso presente nei Vangeli - dall'unzione avventuta a Betania per arrivare alla crocifissione, dalla donna miracolata dall'emorragia al dialogo con la samaritana al pozzo di Sichem - ecco che Schalom Ben-Chorim fa una domanda a bruciapelo: "Gesù era spostato?".
Un quesito che spiazza. O meglio, che difficilmente sovviene in un contesto cattolico.
"Per il pensiero cristiano questa domanda è scaldalosa e priva di senso, in quanto come avrebbe potuto l'uomo-Dio, l'unigenito figlio di Dio, trovare degna consorte?", aggiunge. "Gesù viene chiamato 'rabbi' dai suoi discepoli e dalla grande comunità dei suoi seguaci. Un rabbi non spostato non è nemmeno immaginabile. Il Talmud condanna il celibato con parole dure", continua lo studioso. "Dobbiamo chiederci allora: se Gesù non fosse stato sposato, i suoi discepoli non gliene avrebbero chiesto forse ragione? E, soprattutto, i suoi avversari non avrebbero forse impiegato questo argomento contro di lui?".
Obiezione: però se le Sacre Scritture parlano di un aspetto sponsale rispetto a Gesù è da intendersi solo simbolicamente e teologicamente, non nel senso di famiglia e pertanto di una eventuale moglie.
"E' vero, ma neppure si parla mai delle mogli dei discepoli. Erano forse - perfettamente contro l'usanza ebraica di quel tempo e di tutti i tempi - tutti celibi? Questo non è assolutamente pensabile. Per esempio veniamo a sapere indirettamente che Pietro era sposato, dal momento che Gesù guarisce sua suocera. Nulla ci è detto invece della moglie di Pietro", è la risposta di Ben-Chorim. "Ma non sappiamo nulla neppure delle moglie dei grandi dottori della legge e dei saggi di Israele al tempo di Gesù".
E conclude: "Perché dunque rabbi Gesù di Nazareth avrebbe dovuto raccontarci qualcosa di sua moglie, visto che non è mai entrata in scena nel breve spazio di tempo della sua attività pubblica?".
"MOLTE ALTRE COSE" - Ma oltrepassando ipotesi, mode, studi e stravaganti teorie, rimane sempre quella pietra miliare che è il Nuovo Testamento. E allora, per dirla con l'evangelista Giovanni, "Vi sono molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterrebe a contenerne i libri che si dovrebbero scrivere" (21, 25).
Rodolfo Pettazzoni
(Nell'immagine "Cristo e l'adultera" di Bruegel, datazione 1565, Courtauld Gallery, Londra)