Senza voler essere profani, don Mario Galbiati, fondatore di Radio Mater, ha finito con l’essere davvero uno e trino: fondatore anche di Radio Maria, poi cacciato dal tempio – pardon dall’emittente cattolica – e oggi riaccolto come il figliol prodigo. Anche se artefice non è stato il tribunale divino, bensì uno terreno e terrenamente ingolfato di pratiche, il foro di Como, che ha stabilito il reintegro dopo anni di don Mario nella radio. Ovvero Radio Maria, nata nel 1983 a Erba, nel Comasco, come stazione parrocchiale e diventata una potenza dell’etere con 850 ripetitori in Italia, persino più della Rai, come sanno gli ascoltatori di mezza Penisola, che spesso vedono soppiantate altre emittenti da novene e rosari, prorompendo in esclamazioni ben poco consone all’incursione.
Un altro tribunale, la Corte d’Appello di Milano, aveva dato poche settimane a don Mario per lasciare la cappellina da dove negli ultimi 20 anni aveva continuato a evangelizzare dai microfoni di Radio Mater, stazione da lui fondata una volta messo alla porta da Radio Maria poco dopo la sua trasformazione in associazione. Associazione che poteva accettare di vedersi scippata qualche pecorella all’ascolto, ma non un immobile. Una ex portineria diventata luogo di culto dove si adora il Santissimo e che ospita una statua della Madonna benedetta da due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una guerra santa. Risolta oggi non dal perdono cristiano ma dal diritto civile. Resta da vedere come si comporterà don Mario Galbiati trovandosi di fronte il «concorrente» padre Livio Fanzaga. Se porgerà l’altra guancia o cederà alla tentazione della rivincita. Terrena e provvisoria: del resto siamo tutti di passaggio.