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Cronache fiorentine. Versi per ‘scoprire il mondo’

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Firenze, 25 maggio 2013 – Articolo pubblicato su "La Nazione" di oggi.

Oggi in Palazzo Vecchio torna il concorso di poesia “Iris di Firenze”

Si chiama “Iris di Firenze” ed è un concorso di poesia indetto dal Circolo culturale “Gino Baragli” dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Firenze.

Il premio, che si è guadagnato nel corso degli anni sempre più ampie e qualificate partecipazioni su scala nazionale, è dedicato alla memoria di Silvano Dani e giunge adesso al suggello della sua nona edizione con una cerimonia di premiazione in Palazzo Vecchio, nella Sala della Miniatura, oggi alle ore 16.

Tradizionalmente incentrato sul tema ”Scoprire il mondo”, il concorso, che gode del Patrocinio di Regione Toscana, Comune e Provincia e del contributo dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, è nato con l’intento di portare alla ribalta l’operare dei ciechi e la loro capacità d’integrarsi nel lavoro con gli altri. Essi sono infatti attivamente presenti non solo nell’organizzazione del premio, ma anche nel lavoro di valutazione e selezione dei testi della giuria, che annovera tra i suoi componenti poeti noti come Dante Maffia, Giacomo Trinci, Giuseppina Amodei e Giancarlo Guerri. Tra le finalità del concorso c’è inoltre quella di stimolare i non vedenti a far emergere le loro potenzialità creative nel confronto paritario con gli altri concorrenti.

Durante la serata – con i vincitori dei tre premi maggiori che arriveranno da Treviso, Bologna e Massa – sono previsti un inaugurale omaggio dantesco da parte dell’attrice Grazia Radicchi, la lettura delle poesie vincitrici a cura di Diletta Landi e Francesca Pizzo e stacchi musicali del chitarrista Alessandro Tanini. È in programma anche la presentazione degli atti relativi alla precedente edizione.

Marco Marchi

P.S. Pubblichiamo qui la poesia che Giancarlo Guerri, l’autore di Come il matto dei tarocchi per lungo tempo Presidente del Circolo culturale Baragli, ha dedicato in memoria all’amico non vedente Silvano Dani, accomunando nella dedica anche la vedova Silvana, fin dalle origini sostenitrice del premio.

C’era fresco alla Consuma

A Silvano e Silvana Dani

C’era fresco alla Consuma,
la casa dei Dani era in un’ansa
di silenzio a un breve giro
dalla strada del Passo.
Ci accoglieva nell’ombroso piazzale,
evasi dalla città furibonda
salendo dalla infiammata pianura,
la tavola tirata fuori per noi
col fiasco in bella mostra,
la nonna al fuoco ad arrostire carni.
Ci salutava con la mano forte
di padre senza figli,
noi tutti eravamo suoi figli
e ci narrava facezie
del popolo dei ciechi,
lui che da sempre aveva
dimestichezza col buio.
Si poteva parlare senza fretta
e si poteva bere senza fretta
vino rosso robusto
dei suoi colli valdelsani,
piacere di dire e di ascoltare
in quel cantuccio ritagliato
nel cuore dell’estate.
La donna lo scherniva ridendo
ormai complice del gioco,
lo chiamava con nomi d’animali
poi l’abbracciava come fosse un figlio,
lui che a noi tutti era padre.
C’era ancora tutta la vita
nella sua allegria,
ma già il verme oscuro che era in lui,
germe oscuro di morte
che abita ogni destino dal suo nascere,
gli aveva teso il suo agguato
senza rispetto per la sua sventura,
silenzioso e caparbio
lavorava a svuotarlo del coraggio,
come al frutto della polpa viva
quando ancora sospeso all’albero
si mostra nel suo splendore.

Giancarlo Guerri 

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