Notizie di poesia

Autori e attori. ‘La Terra Santa’ detta da Alda Merini e Mariangela Melato

VEDI I VIDEO Alda Merini dice "La Terra Santa" , Mariangela Melato dice "La Terra Santa" (con una testimonianza della Merini sulla sua esperienza manicomiale)

Alda Merini

Firenze, 28 luglio 2012 – Avevamo già in mente l'idea di una serie di queste Notizie intitolabile Autori e attori e il programma già prevedeva, prima tessera di un mosaico affascinante e pressochè infinito, il confronto Merini-Melato che qui proponiamo. Ma ecco provenire nel frattempo, inaspettate, alcune indicazioni di conferma dai commenti del blog,

Commentando l'intensa, unica, inimitabile e inarrivabile lettura ungarettiana di Inno alla morte, Silvia annotava: «Amo le poesie lette dai poeti (non che gli attori non le sappiano rappresentare, a volte molto meglio degli autori, conoscendo bene trucchi e strumenti del mestiere di farsi portatori della voce altrui). Ma c'è, nella lettura dei poeti, il valore di testimonianza, il valore del suono della loro voce, a volte faticosa, se anziani, c'è la loro inflessione dialettale, c'è quell'elemento di umanità che rompe l'astrazione della scena teatrale/attoriale e che paradossalmente rende il verso ancora più elementarmente assoluto. Così è almeno, per me, con Ungaretti (ma con Pasolini, con Zanzotto, con Luzi...)». Le rispondeva, concordando e rilanciando il tema, Stillafarota: «Sì, Silvia, in molti casi è così anche per me, è un quid in più».

Una poetessa come Alda Merini (che offre tra l'altro varianti orali del testo nelle letture d'autore che YouTube dispensa) e un'attrice come Mariangela Melato, dunque, pronte, ciascuna a suo modo e secondo le proprie risorse, a «dire la poesia»: a interpretare, a restituire la forza di un componimento poetico indubbiamente bello, suggestivo ed implicante come La Terra Santa. Non Autori contro attori, ma Autori e attori, insieme. Buon ascolto e ad altri confronti (e ad altri commenti)!

Marco Marchi

La Terra Santa

Ho conosciuto Gerico
ho avuto anch’io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore a Dio.

Noi tutti, branco di asceti,
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso la messe,
la messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.

Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.

Alda Merini

(da Vuoto d’amore, Einaudi1991)

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